ANNO 15 n° 142
Turchetti: 'Nel 2025 le famiglie viterbesi pagheranno 76 euro in pił per il servizio idrico'
Secondo la Uil, la spesa media annua per il servizio idrico nel capoluogo supera ampiamente la media nazionale
22/05/2025 - 14:41

VITERBO - 'Quest'anno le famiglie viterbesi pagheranno 76 euro in più per il servizio idrico rispetto al 2024, passando da una spesa media di 617 euro a famiglia dell'anno scorso a 693 dell'anno in corso'. A dichiararlo è il segretario generale della Uil di Viterbo Giancarlo Turchetti in base a uno studio del Servizio Stato Sociale, Politiche Fiscali e Previdenziali, Immigrazione della Uil, diretto dal segretario confederale Santo Biondo.

'Quello che i viterbesi andranno a pagare – dice Turchetti – supera di gran lunga sia la media nazionale, passata da 473 euro per il 2024 ai 497 del 2025, ma anche tutte le medie ripartite territorialmente: Nord ovest (372 euro nel 2024, 396 euro nel 2025), Nord est (469 euro nel 2024, 502 euro nel 2025), Centro (660 euro nel 2024, 681 euro nel 2025), Sud e isole (423 euro nel 2024, 442 euro nel 2025)'.

'Si continuano così a pagare tariffe elevate per il servizio idrico – prosegue Turchetti –, ma in molte aree del paese, così come a livello territoriale, il servizio offerto è fortemente compromesso da reti obsolete, manutenzione insufficiente e perdite idriche che superano ogni soglia accettabile'.

Sul fronte economico, a livello nazionale, come evidenzia lo studio della Uil, i cittadini più penalizzati sono quelli che vivono a Frosinone, Pisa, Enna, Livorno, Pistoia, Prato, Siena, Grosseto, Firenze e Arezzo, con un costo annuo che, nel 2024, va da un minimo di 742 euro a un massimo di 804 euro. A Isernia, Milano, Campobasso, Cosenza, Savona, Trento, Napoli, Monza, Avellino e Ragusa, invece, si registra una spesa media più bassa che, sempre nel 2024, va da un minimo di 159 euro a un massimo di 276 euro annui. Tuttavia, questo minor costo non sempre è sinonimo di efficienza, bensì di assenza di investimenti strutturali, come confermato da Utilitalia: al Sud si investono circa 30 euro per abitante all'anno, contro i 95 euro del Centro-Nord. Il risultato è un circolo vizioso: tariffe basse, servizi scadenti, reti in rovina e incapacità di accedere ai fondi Pnrr per mancanza di progetti tecnici o personale qualificato.

Un quadro preoccupante, aggravato dai cambiamenti climatici, ma anche dai ritardi strutturali e dall'inefficienza di lunga data nella gestione pubblica e privata delle infrastrutture. Dai dati del Pnrr disponibili, infatti, emerge che almeno 20 misure, tra cui molte legate all'acqua e all'energia, sono in affanno, con ritardi, gare deserte e opere ferme. Si segnala anche che su alcuni interventi come le 'reti idriche al Sud', i progetti sono in fase di stallo, mentre le perdite idriche continuano a crescere.

Dal punto di vista metodologico, l'indagine è stata realizzata elaborando sia informazioni o delibere messe a disposizione dai gestori del servizio idrico pubblici e privati sia alcuni dati Istat. 

Le tariffe che, come è noto, si compongono di una quota fissa e di una variabile che dipende dal consumo dei volumi annui, da componenti perequative e dall'Iva al 10% sono riferite agli anni 2024 e 2025 e distinte per uso domestico residente. La casistica presa in esame si riferisce a un nucleo familiare composto da 3 componenti e a consumo annuo pari a 180 mc per due annualità. 

Laddove le tariffe non sono state aggiornate, i calcoli sono stati effettuati su quelle ancora in vigore.

'In Italia – continua Turchetti – le famiglie destinano in media l'1,2% del proprio reddito al pagamento del servizio idrico, ma, nonostante ciò, una parte significativa della popolazione continua a non fidarsi dell'acqua del rubinetto: una famiglia su tre preferisce acquistare acqua minerale in bottiglia, una scelta che comporta rilevanti implicazioni ambientali ed economiche. 

A questa diffidenza si aggiungono problemi oggettivi, come le irregolarità nell'erogazione dell'acqua, segnalate da quasi una famiglia su dieci, che alimentano ulteriormente il ricorso a soluzioni alternative'.

'Non possiamo accettare – dichiara il segretario confederale della Uil, Santo Biondo – che milioni di cittadine e cittadini paghino per un servizio che talvolta non ricevono o che presenta delle oggettive inefficienze. Le responsabilità non sono solo climatiche: il problema è strutturale, è nella mancata programmazione e nella gestione non adeguata di molte amministrazioni locali'.

'Per questo – aggiunge Biondo – chiediamo trasparenza immediata sui fondi Pnrr effettivamente spesi e sui progetti attivati per l'acqua nel Mezzogiorno, un piano straordinario di sostegno tecnico e operativo ai comuni del Sud per l'accesso ai finanziamenti, una manutenzione urgente delle reti esistenti, con obiettivi vincolanti di riduzione delle perdite e un livello minimo essenziale del servizio idrico da garantire per legge in tutto il paese. L'acqua potabile, ricordiamolo, è oggi riconosciuta come un diritto umano fondamentale. Nel 2010, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sancito il diritto all'accesso all'acqua sicura e pulita come essenziale per la piena realizzazione di tutti gli altri diritti umani'.

'Studiare il costo dell'acqua, dunque – conclude Biondo – non significa solo parlare di bollette, ma capire quanto è equo, efficiente e sostenibile il nostro sistema idrico. E soprattutto, se garantisce davvero il diritto all'acqua per tutti e tutte. È tempo che lo stato agisca in modo uniforme e responsabile, con risposte strutturate, e che non lasci i cittadini, in particolare quelli del Sud senza servizi primari mentre pagano, anche indirettamente, le tasse per finanziare riforme che non arrivano mai a destinazione'.






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