ANNO 15 n° 347
Sindacalista a processo per stalking, in aula il racconto della vittima
Ex impiegata di banca: “Costretta a lasciare il lavoro dopo anni di vessazioni”
13/12/2025 - 10:50

VITERBO – È entrato nel vivo con la testimonianza della persona offesa il processo nei confronti dell’ex sindacalista di banca, imputato per stalking davanti al tribunale di Viterbo. L’udienza si è svolta il 4 dicembre davanti al giudice Ilaria Inghilleri e ha visto al centro il racconto della presunta vittima, una ex impiegata bancaria cinquantenne, madre di un figlio disabile, che ha riferito di essere stata costretta a licenziarsi dopo anni di presunte persecuzioni.

La donna, che si è costituita parte civile con l’avvocato Giuseppe Picchiarelli, ha ricostruito in aula una vicenda che risale al periodo compreso tra il 2019 e il 2022. Secondo l’accusa, l’imputato, oggi settantenne e in pensione, avrebbe reso la vita lavorativa della ex collega insostenibile, spingendola alle dimissioni nonostante usufruisse dei permessi previsti dalla legge 104 per assistere il figlio minore con disabilità.

Il procedimento, aperto il 16 maggio 2024, arriva dopo una precedente condanna dello stesso imputato per diffamazione aggravata: nel maggio 2022 il giudice di pace lo aveva condannato a una multa di 300 euro, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni, sentenza poi confermata in appello.

Nel corso dell’udienza, la lavoratrice ha spiegato di aver lasciato la banca nel marzo 2022, dopo 18 anni di servizio, perché non avrebbe più retto alle continue pressioni. Il calvario sarebbe iniziato nel 2019, quando l’ex sindacalista, già in pensione, avrebbe avviato una serie di iniziative contro di lei, tra lettere ai direttori e numerose email inviate ai colleghi, chiedendo il suo trasferimento e definendola “soggetto sgradito” agli altri dipendenti. Nel luglio 2020 avrebbe inoltre presentato un esposto per presunta truffa ai danni dello Stato.

Particolarmente delicata anche una delle contestazioni relative al periodo del lockdown. Secondo l’accusa, nel giugno 2020 l’imputato avrebbe inviato, firmandosi “Pasquino”, una mail a più persone – tra cui alcune colleghe della banca – contenente una fotografia della donna e frasi ritenute offensive per la sua reputazione. La foto, pubblicata dalla vittima su Facebook, la ritraeva con il figlio durante la didattica a distanza, accompagnata da una didascalia che la donna ha definito ironica: “Mi rilasso in 104”.

“Ci troviamo di fronte a una vicenda estremamente dolorosa – ha sottolineato l’avvocato Picchiarelli – fatta di violenza, brutalità e vessazioni reiterate che hanno stravolto la vita di una lavoratrice, di una madre e di una donna”.

Il processo proseguirà ad aprile con l’audizione dei primi testimoni della parte civile. Prima, l’imputato potrà scegliere se sottoporsi all’esame o rilasciare dichiarazioni spontanee in aula.






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