di Fabio Tornatore
VITERBO - 'Molti settori dell'agricoltura viterbese, floridi fino a qualche anno fa, sono in crisi per gli effetti dei cambiamenti climatici'. E' il commento di Roberto Petretti, presidente dell'Ordine degli Agronomi di Viterbo, ai magri risultati dell'Indice di Vivibilità Climatica, che vedono la Tuscia crollata al 92° posto tra le province italiane. 'Devono essere messe in campo misure con una pianificazione a lungo termine, per prevenire gelate, periodi di siccità e forti piogge'.
A quanto pare l'indice svela dunque il segreto di Pulcinella, il quale però nessuno aveva preso seriamente in considerazione a quanto si evince dai risultati in agricoltura: 'senza una adeguata visione a lungo termine sono state molto spesso piantate cultivar non resistenti ai cambiamenti climatici, meno resilienti, perchè più produttive e redditizie. Ora si deve pensare a una pianificazione che preveda la sostituzione delle varietà presenti con alcune in grado di far fronte ai cambiamenti climatici, i cui effetti sono invece a lungo termine'.
'Le cultivar autoctone ovviamente sono le più resistenti' continua Petretti 'c'è la necessità di un piano di riconversione varietale. La produzione delle nocciole ha visto un crollo negli ultimi anni, tra clima e cimice asiatica, c'è stato anche un ritorno all'olivo; le uve maturano a volte precocemente, tre anni fa ci sono state vendemmie ai primi di agosto, due anni fa la peronospera ha azzerato la pruduzione: nel Lazio di sono circa 100 varietà di uve, si dovrà andare sempre verso l'utilizzo più vitigni locali invece di quelli internazionali'.