ANNO 15 n° 236
Scandalo “Mia Moglie”: foto rubate e sessismo online, chiuso il gruppo da 32mila iscritti
La Cisl Viterbo: “Serve una rivoluzione culturale contro la violenza di genere
24/08/2025 - 07:04

VITERBO - Sta suscitando indignazione la vicenda del gruppo Facebook “Mia Moglie”, chiuso il 20 agosto dopo centinaia di segnalazioni. La pagina, attiva dal 2019 e seguita da circa 32mila persone, era diventata un luogo di condivisione di foto di donne ignare: mogli, compagne, ma anche passanti, viaggiatrici sui mezzi pubblici o bagnanti al mare. Immagini rubate di nascosto e poi esposte come “oggetti da commentare”, con toni volgari e sessisti.

Un fenomeno che rivela la dimensione sommersa della violenza di genere. Non si tratta infatti dell’ennesimo femminicidio – che purtroppo continua a segnare il 2025 con almeno 60 vittime dall’inizio dell’anno – ma di una forma di violenza più subdola, legata alla cultura patriarcale che oggettivizza e mercifica il corpo femminile. Ancora più inquietante è la scoperta che tra gli iscritti vi fossero uomini apparentemente “perbene”: padri di famiglia, professionisti, medici, docenti e persino appartenenti alle forze dell’ordine.

“Questo caso ci obbliga a riflettere – afferma la Cisl di Viterbo –. La violenza contro le donne non riguarda solo gli episodi più estremi, ma anche gli atteggiamenti quotidiani che alimentano discriminazione, sessismo e mancanza di rispetto. È necessario un cambiamento culturale radicale che parta dalle famiglie, passi attraverso la scuola e arrivi fino al mondo del lavoro, dove ancora persistono disuguaglianze come il gender pay gap e il soffitto di cristallo”.

Per questo la Cisl ha scelto di rafforzare il proprio impegno sul territorio, siglando un partenariato con l’Associazione di Promozione Sociale Kyanos in vista della gestione del Centro Antiviolenza e della Casa Rifugio di Viterbo. “Vogliamo essere parte attiva della rete locale – conclude la segretaria provinciale Elisa Durantini – per sostenere le donne vittime di violenza e promuovere una cultura del rispetto che renda i luoghi di vita e di lavoro sicuri e inclusivi. Solo unendo le forze si può costruire una società libera da questi abusi”.






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