ANNO 15 n° 278
Santa Barbara, case da sogno diventate un incubo
Sessanta famiglie rischiano maxi-esborsi per case vendute fuori legge. Il 28 ottobre l'esito del Tar
Francesco
04/10/2025 - 07:02
di Francesco Maria Ricci

 

VITERBO - Sessanta famiglie del quartiere Santa Barbara stanno vivendo da mesi un incubo inaspettato. Dopo aver acquistato regolarmente le loro abitazioni, si ritrovano ora coinvolte in una vicenda complessa legata alla vendita irregolare di immobili destinati all’edilizia residenziale pubblica (Erp), con il concreto rischio di dover pagare decine di migliaia di euro per errori non loro.

Il caso riguarda due palazzine realizzate su lotti comunali con fondi ministeriali e vincoli precisi: le case dovevano essere assegnate in godimento a membri delle forze dell’ordine o delle forze armate, non vendute come proprietà privata. Eppure, così è stato.

A portare alla luce la situazione è stata l’attuale amministrazione comunale che, come ha sottolineato l’assessore all’Urbanistica Emanuele Aronne, “ci ha messo e ci sta mettendo la faccia per tutelare gli inquilini dei due stabili”. Nel 2024 il Comune ha avviato un ricorso al Tar contro le cooperative responsabili: una delle due è già in liquidazione e non potrà vendere i tre appartamenti ancora invenduti.

Durante un incontro con i residenti, svoltosi ieri sera nella palestra parrocchiale, la sindaca Chiara Frontini e l’assessore Aronne hanno rassicurato le famiglie, garantendo l’impegno a trovare soluzioni che non gravino sugli acquirenti in buona fede.

“Chi vive oggi in quelle case – ha spiegato la sindaca – ha agito in assoluta buona fede. Ma il problema resta: il Comune è obbligato a tentare il recupero delle somme, se la Corte dei Conti dovesse intervenire”.

Come chiarito dall’assessore Aronne, le criticità sono di doppia natura: urbanistica ed erariale.

Nel 2008 il Comune aveva approvato una variante che destinava quei terreni a Erp, con costi ridotti di circa un decimo rispetto al mercato. La convenzione stabiliva regole precise, ma molte abitazioni sarebbero state vendute in difformità. Alcune mansarde, previste come spazi condominiali, sono state cedute come proprietà privata. Inoltre, le case Erp erano riservate a categorie specifiche, come forze armate e forze dell’ordine, e non a chiunque.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Aronne – è riportare il tutto dentro le regole e tutelare i cittadini. Per normalizzare la situazione, bisogna far sì che questi immobili acquisiscano le caratteristiche dell’edilizia convenzionata o convenzionale”.

Nel peggiore dei casi, ogni famiglia potrebbe dover versare fino a 30mila euro per oneri e irregolarità: circa un milione di euro per ciascuna palazzina. L’amministrazione spera di poter rateizzare e dilazionare eventuali importi per alleggerire il peso sulle famiglie.

I residenti, intanto, chiedono chiarezza: come hanno potuto i notai rogitare? E perché il Comune non è intervenuto prima? Dalla giunta spiegano: “Le diffide sono partite due anni fa, ma il Comune non può bloccare una compravendita, può solo diffidare”. La maggior parte degli atti, infatti, risulta sottoscritta da un notaio romano, che avrebbe rogitato senza rispettare la convenzione originaria.

Ora tutto dipende dal ricorso al Tar. L’assessore Aronne ha ribadito: “Aspettiamo fiduciosi il 28 per l’esito, e continuiamo a lavorare affinché tutto rientri nella normalità. I residenti si sono sentiti ascoltati e tutelati, e questo per noi è fondamentale”.

Anche l’avvocato Cesare Costa, che tutela il Comune, ha ricordato la complessità della vicenda: “Tutto ha origine nel 2008 e si trascina fino a oggi. Manca una memoria storica completa di quanto accaduto. Da un anno stiamo lavorando a una soluzione che passi attraverso il contenzioso con le società e non con gli assegnatari”.

La strada appare lunga e complessa, ma la speranza condivisa è che alla fine la verità emerga e le famiglie vengano tutelate.






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