


VITERBO – È diventato un caso mediatico quello della misteriosa sparizione delle panchine dal Sacrario, punto nevralgico della città che negli ultimi giorni ha dato modo di far parlare di sé.

C’è chi pensa si tratti di una mossa per contrastare il degrado causato “dai soliti dieci”, e chi invece ritiene sia una misura temporanea, pensata per evitare situazioni di bivacco e favorire la sicurezza della zona. Ma di certezze, al momento, ce ne sono poche.
Quel che è certo è che le panchine sono state effettivamente tolte, ma il motivo ufficiale non è stato ancora chiarito. Le ipotesi si moltiplicano, così come le opinioni dei cittadini. Di fatto, però, il Sacrario negli ultimi mesi è stato più volte teatro di disordini e tensioni, spesso nati da contrasti tra gruppi/bande, che hanno contribuito a creare una percezione diffusa di insicurezza.

L’amministrazione, dopo aver tentato di arginare il fenomeno con un’ordinanza antibivacco, ha visto tornare la situazione al punto di partenza una volta scaduti gli effetti del provvedimento. Ora si attende il nuovo regolamento di Polizia Urbana, fermo al 1935, che dovrebbe aggiornare e rafforzare gli strumenti a disposizione per la gestione del decoro e della sicurezza. Nel frattempo, la rimozione delle panchine sembra essere stata considerata come una misura temporanea in attesa di soluzioni più strutturali.
Resta però l’amaro in bocca: per colpa di pochi, a pagare sono in molti. Un po’ come a scuola, quando per colpa di uno che faceva confusione veniva punita l’intera classe. In questo caso, per via dei disordini causati da un manipolo di persone, l’intera cittadinanza si ritrova oggi privata di un piccolo ma importante spazio di socialità. E allora, viene spontaneo chiedersi: con chi è più giusto prendersela? Con l’amministrazione che cerca di contenere il problema, o con chi quel problema lo ha generato?