ANNO 14 n° 120
Restaurata
l'antica pieve
di santa Corona
17/05/2014 - 14:58

CANEPINA – Sono stati restaurati l'abside e il campanile dell'antica pieve di santa Corona, patrona di Canepina, entrambi gravemente lesionati e pericolanti. L'intervento, eseguito dal Comitato Festeggiamenti Santa Corona 2013-2014, ha riguardato le uniche due parti originali della chiesetta, risalente al XI-XII secolo. Tutte il resto della struttura, affiancata da un romitorio poi trasformato in casa colonica, in epoche successive ha subito forti rimaneggiamenti e, in qualche caso, il completo rifacimento.

Di particolare pregio è il campanile, stretto ed alto, al cui interno è collocata una scalinata a chiocciola completamente in pietra locale, che sale fino alla sommità della struttura. Una costruzione ardita e singolare che ha pochissimi eguali nella Tuscia. L'abside, coeva, secondo gli esperti, risente addirittura dell'influenza romanico-longobarda tipica dei secoli X-XI. Un particolare quest'ultimo che, se confermato, spingerebbe indietro di oltre un secolo la data di edificazione. E' comunque provato che santa Corona insieme con san Giovenale, posto nell'antico Castrum Canapina, il primo nucleo abitato del paese, fondato nel 1058 dai Vico, siano state le prime due chiese erette nel paese.

La pieve di santa Corona, pur restando luogo di culto, a causa di una serie di controverse vicende, era diventata di proprietà privata. Nel 2000, in occasione del Giubileo, il Comitato Festeggiamenti dell'epoca riuscì a ottenere da tutti i proprietari, una quindicina, la donazione delle rispettive frazioni, restituendola alla collettività. L'anno successivo, il Comitato subentrante realizzò il percorso che da piazza Primo Maggio conduce alla chiesa. E ancora, l'anno seguente, venne costruito il sagrato. Poi, quasi tutti i comitati che si sono succeduti hanno contribuito ad arredarla e abbellirla.

Nel frattempo, però, le condizioni dell'abside e del campanile, come detto le parti originali della chiesetta, erano diventate sempre più precarie, tanto da far sorgere il timore di possibili crolli. Nell'abside, un squarcio nella muratura si era allargato in modo preoccupante; sul campanile, molti conci in pietra, rimasti senza malta, rischiavano di piombare a terra, compromettendo la staticità dell'intera struttura. Raccolto l'allarme del parroco del paese don Gianni Carparelli, il Comitato 2013-2014, ha destinato una parte dei fondi raccolti per organizzare la festa patronale, in corso in questi giorni, al restauro della chiesetta.

La pieve di santa Corona ha avuto una storia assai travagliata: nel 1200, papa Onorio IV la donò al Monastero di san Silvestro in Capite di Roma, insieme alla tenuta circostante. Nel 1348, tal Tuccio Transanelli di Canepina lasciò cinque soldi per sistemare il tetto che già all'epoca minacciava ruina. Un altro lascito di 5 scudi fu fatto nel 1490 da Domenico Cifalassi. Nei secoli successivi, i vescovi di Orte, diocesi alla quale apparteneva Canepina, ordinarono più volte sia al monastero di San Silvestro in Capite che ai canonici del paese di provvedere a sistemare la chiesa, in avanzato stato di degrado. Ma gli interventi eseguiti furono sempre sommari e approssimativi. Infine, dal 1871, con l'annessione dello stato pontificio al regno d'Italia, attraverso una sequela di passaggi, la pieve divenne proprietà privata. E il degrado, in qualche misura sommariamente tamponato negli secoli precedenti, la spinse sull'orlo della distruzione.

Allo stato, per riportare la chiesetta alle origini resta che eseguire un solo intervento: rimuovere la cornice e il quadro dietro l'altare che chiudono l'abside all'interno. Il dipinto e la cornice di stucchi, comunque di pregevole fattura, potrebbero essere sistemati su una delle due pareti laterali. La riapertura dell'abside permetterebbe di restituire alla pieve l'aspetto romano-longobardo che aveva nell'XI-XII secolo.





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