ANNO 15 n° 137
Più lavoro, meno pane: l’illusione dell’occupazione ai tempi del Governo Meloni
A Viterbo come nel resto d’Italia, la crescita del lavoro è solo sulla carta?
Andrea
17/05/2025 - 07:55
di Andrea Farronato

VITERBO - A due anni e mezzo dall’insediamento del Governo Meloni è tempo di primi bilanci anche nella provincia di Viterbo. A tirare le somme sono stati i rappresentanti di Fratelli d’Italia: il deputato Mauro Rotelli, la vicepresidente del Parlamento Europeo Antonella Sberna e il viceministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci, in un incontro svolto venerdì 16 maggio che, a detta loro, era “fuori dalla campagna elettorale”.

Il primo tema affrontato è stato quello del lavoro A livello nazionale l’occupazione è cresciuta del 62%, nel Lazio addirittura del 64%” ha dichiarato RotelliNella provincia di Viterbo, i dati relativi ai primi tre mesi del 2025 mostrano un incremento del 20% rispetto allo stesso periodo del 2024”.

Numeri che fotografano una realtà apparentemente rosea, ma è lo stesso Rotelli che quasi contradicendosi afferma “Non siamo qui per dire che va tutto bene”. E in effetti, guardando oltre la superficie, emergono elementi meno confortanti. L’aumento dell’occupazione, come afferma da Cesare Damiano, ex sindacalista della Fiom, è una tendenza comune a tutti i paesi dell’Unione Europea nel post-pandemia “Ma l’Italia è il paese che sta facendo peggio tra tutti” ha dichiarato Damiano ai microfoni di Battitori Liberi “La Spagna ci ha superati in termini di occupazione, tutti accelerano più di noi”.

Uno dei principali cavalli di battaglia del governo Meloni è la creazione di oltre un milione di posti di lavoro, con l’occupazione che ha toccato i massimi livelli storici “il 63%”, e quella femminile record da 54,2%. “Il nostro governo ha messo il lavoro al primo posto” ha rivendicato il viceministro Bellucci “Lo Stato non crea lavoro direttamente, ma deve essere alleato di imprese e lavoratori per permettere loro di generare nuova occupazione”.

Anche in questo caso, il dato si presenta solo nell’apparenza positivo, spiega Damiano “L’anomalia italiana è che l’occupazione cresce più rapidamente del Pil. Questo significa che la qualità del lavoro non migliora. Nessuno parla mai delle ore lavorate, che con il governo Meloni stanno diminuendo. Cresce dunque un’occupazione povera, precaria e frammentata”. Un concetto ribadito anche dall’ex premier Giuseppe ConteQuesto governo sta smantellando le misure che puntavano a combattere la precarietà e il lavoro povero. I risultati di oggi sono il frutto di decenni di indebolimento dei diritti”.

Ma cosa si intende esattamente per lavoro povero? È una forma di occupazione in cui il salario non riesce più a garantire un potere d’acquisto adeguato. “Aumenta l’occupazione” prosegue Damiano “ma è un’occupazione malata. Siamo agli ultimi posti in Europa per l’occupazione femminile e giovanile, con un distacco di 15 punti percentuali rispetto alla media UE. Cresce il lavoro povero, mentre il salario reale continua a perdere valore”.

Anche la vicepresidente del Parlamento Europeo, Antonella Sberna, ha preso parte a questo incontro rivolto ai cittadini, spiegando quanto attivamente si stia battendo fuori dalle mura viterbesi, a Bruxelles “Contestualizzare le politiche nazionali in un quadro più ampio è essenziale. A Bruxelles stiamo lavorando a progetti come l’Union of Skills, che punta a ricalibrare le competenze dei giovani per prepararli meglio al mercato del lavoro”.

Proprio così, perché come spiegherà anche Bellucci, in Italia manca ancora un adeguato incontro tra domanda e offerta di lavoro, il cosiddetto missmatch Questo problema nasce dal fatto che, nei governi precedenti, non si è saputo regolare efficacemente il mercato del lavoro. Il progresso non inizia oggi, ma vent’anni fa. E già allora, lo sapevano tutti”.






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