ANNO 14 n° 119
Parità non è perbenismo: le garanzie di Axa per un futuro al femmile
Rubrica 'Pubblicittà' a cura di Elsa Berardi
07/03/2024 - 09:53

Un’onta inspiegabile in alcune realtà, un fortunato ascendente sociale, un modo di essere che spiazza o una condizione esattamente equiparabile a quella dell’uomo? Nascere donna è il filo conduttore che potrebbe raggruppare la totalità di questi aspetti, in un mondo con una contezza ancora acerba della reale parità tra i sessi. Le narrazioni proposte dai media presentano modelli ispiratori o figure controcorrente con cui è difficile identificarsi, essendo programmate per scatenare l’emotività e non per affermare un desiderio di affrancamento: le carenze di garanzie per le donne e l’abbondanza di canoni a cui rifarsi continuano a rafforzare pregiudizi ostinati e stili di vita incompatibili con il presente.

Nel nuovo claim di AXA, noto gruppo assicurativo, un maschietto e una femminuccia rientrano in casa dopo una giornata all’insegna del divertimento, dedicata da entrambi a giochi del tutto uguali. La mamma decide di richiamarli all’ordine, ma con un monito diretto alla sola bambina: la piccola dovrà aiutarla nelle faccende domestiche, da cui il suo compagno di giochi è esonerato.

Nella seconda sequenza, una giovane è in macchina con il padre in un contesto sociale occidentale, influenzato dall'impatto della discutibile perfezione della magrezza: mentre è intenta a fare scrolling con il suo telefonino tra le immagini di una coetanea piacente, il papà ne nota la frustrazione e si mostra come un vero genitore apprensivo, usando il solo mezzo dello sguardo.

È tempo di fare calcoli in un’aula universitaria: su tutti i quaderni campeggiano formule matematiche, linguaggio di alcune branche del sapere rimaste inesplorate da molte donne. Prendere la parola per la nostra studentessa, circondata da una maggioranza di uomini, comporta una riflessione preliminare. Il mix di emozioni negative si arresta e la giovane donna, costretta ad atteggiamenti di remissività, alza titubante la mano.

Un’altra donna fugge via da un contesto violento, di cui reca i segni direttamente sulla pelle. La paura di essere giudicata e di trovare un ambiente inospitale ne rendono il viaggio in macchina invivibile, mentre una nuova situazione compare nello specchietto retrovisore. È quella di una lavoratrice incinta, che espone il suo progetto facendosi forza da sola.

A concludere questa brillante trasposizione del nostro oggi è il dono più bello ricevuto da una mamma: il primo abbraccio con la sua bambina, prima neonata, poi in procinto di alzarsi per imparare a camminare con sicurezza.

Come in “Mariposa”, brano portato a Sanremo 2024 da Fiorella Mannoia, le impressioni contrastanti di una donna la portano a credere di valere “oro e meno di zero”: la bussola del valore delle persone è contenuta nella loro individualità, più che nei tratti identificativi della loro biologia.

Essere sostenuta da una solida base assicurativa, senza fare affidamento soltanto sulla propria resilienza, dev’essere l’obiettivo di ogni donna: una base fatta di tradizioni famigliari che non incontrano l’imposizione, di mansioni lavorative svincolate da ogni sovraccarico, di benessere nella scelta delle opportunità di esprimersi in ogni stato fisiologico, anche in quello che vede una madre condividere il grembo con un nascituro. La femminilità non è un’attenuazione pedissequa dell’essere uomo, né valorizzarla è sinonimo di perbenismo oscurantista: credere nel proprio valore e agire per dimostrarlo è alla base di ogni tentativo di affermarsi, essendo certe che i tentativi si tradurranno in garanzie e parleranno d’amore e di lotta.






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