VITERBO - 'Possiamo sempre fare qualcosa'. Le parole di Giovanni Falcone ci ricordano che l'impegno contro la mafia non è un dovere riservato a pochi, ma una responsabilità collettiva.
Possiamo scegliere di non voltare lo sguardo, di non lasciarci anestetizzare dall'abitudine. Possiamo coltivare la memoria, con gesti concreti e quotidiani. Possiamo esserci, con coraggio e coerenza. E non è solo possibile: è necessario.
Nel giorno dell'anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, uomini della sua scorta, sento il bisogno di ribadire con forza che la memoria è il primo passo dell'impegno. Non c'è futuro senza giustizia, non c'è giustizia senza verità, non c'è verità senza memoria.
Ricordare oggi quel 23 maggio 1992 significa rinnovare ogni giorno la scelta di stare dalla parte della legalità, della dignità delle istituzioni e della libertà dei cittadini. Come vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, ma soprattutto come cittadino, sento il dovere di continuare a fare la mia parte. Perché la mafia si combatte con l'esempio, con l'educazione e con la politica sana, che sa stare vicino alle persone.
Anche questo, ogni giorno, è fare qualcosa.