


VITERBO – Il processo per l’operazione Athena è stato avviato giovedì, la maxi inchiesta sul traffico di droga che avrebbe inondato le piazze di spaccio viterbesi. Davanti al giudice Ilaria Inghilleri sono comparsi i primi testimoni dell’accusa, anche se in numero ridotto rispetto alle attese: su quindici convocati, soltanto quattro si sono presentati in tribunale, e solo due sono stati ritenuti effettivamente utili ai fini del dibattimento.
I testimoni ascoltati hanno fornito versioni differenti. Due hanno escluso di aver acquistato sostanze stupefacenti da uno dei tre imputati, un 35enne di nazionalità romena, mentre gli altri due hanno dichiarato di aver comprato droga da lui in alcune occasioni nel corso del 2023. Il processo è stato quindi aggiornato a gennaio per la prosecuzione dell’istruttoria.
A giudizio ci sono tre dei cinque presunti spacciatori arrestati lo scorso 28 gennaio. Due sono una coppia di italiani, rispettivamente di 42 e 45 anni, entrambi agli arresti domiciliari e difesi dall’avvocato Remigio Sicilia. Il terzo imputato è un romeno di 35 anni, detenuto in carcere e assistito dall’avvocato Luigi Mancini.
È invece già uscita dal procedimento, scegliendo il rito abbreviato con la riduzione di un terzo della pena per la compagna italiana del romeno, precedentemente sottoposta all’obbligo di dimora. Restano separati anche i procedimenti relativi al quinto indagato, un albanese di 33 anni considerato il più pericoloso del gruppo e attualmente detenuto nel carcere di Velletri.
Secondo l’accusa, la coppia italiana avrebbe ricevuto circa 17mila euro in contanti per una “trasferta” al Nord finalizzata all’acquisto di sostanze stupefacenti, insieme a una supercar per il viaggio e ulteriori somme per coprire le spese. Tra Viterbo e Tuscania, il gruppo avrebbe spacciato cocaina, hashish, eroina, marijuana, oltre a farmaci antidepressivi e sostanze narcotizzanti.
Le indagini, coordinate dalla pm Paola Conti, ipotizzano che nel capoluogo arrivasse ogni mese circa un chilo di cocaina, da cui sarebbe stato possibile ricavare fino a 4mila dosi, per un guadagno stimato di circa 80mila euro. Nel corso di due anni di attività investigativa, i carabinieri hanno sequestrato oltre due chili di cocaina, 440 grammi di marijuana, 70 grammi di hashish, oltre a dosi di ketamina e anfetamina.