Alessandro Romoli, presidente della provincia di Viterbo
'In questo 9 maggio, Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo, rivolgo un pensiero profondo e riconoscente ad Aldo Moro, figura centrale della nostra Repubblica, uomo delle istituzioni e protagonista della vita politica italiana.
Moro ha rappresentato i valori della Democrazia Cristiana con rigore morale, equilibrio e spirito di servizio verso lo Stato. Il suo impegno politico, fondato sul dialogo e sulla mediazione, ha lasciato un segno indelebile nella nostra storia. Il suo sacrificio, consumato nel momento più drammatico degli anni di piombo, resta una ferita ancora aperta per la coscienza del Paese
Per questo ho tenuto, come ogni anno, a partecipare alla cerimonia che si è svolta a Torrita Tiberina, davanti alla tomba di Aldo Moro, insieme a Pierluigi Sanna, vicepresidente della Città metropolitana di Roma. Un momento di raccoglimento e di memoria, che rinnova l'impegno di tutti noi verso la difesa dei valori democratici.
Ricordare Moro oggi significa non solo onorare la sua memoria, ma riaffermare con forza il rifiuto di ogni forma di violenza e l'importanza di difendere le istituzioni democratiche, patrimonio irrinunciabile di tutti noi.'
Enrico Panunzi, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio
Il 9 maggio è una data che segna profondamente la storia del nostro Paese. In un solo giorno, nel 1978, l'Italia fu colpita da due tragedie accomunate dallo stesso filo: la violenza contro chi difendeva la democrazia, la legalità e la libertà.
Aldo Moro venne assassinato dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia. Un attacco al cuore dello Stato, che voleva colpire l'idea stessa di dialogo e coesione nazionale che Moro rappresentava. La sua lezione politica è ancora oggi di straordinaria attualità.
Lo stesso giorno, in Sicilia, la mafia uccideva Peppino Impastato, giovane attivista e giornalista che aveva avuto il coraggio di rompere il silenzio e denunciare il potere criminale che soffocava la sua terra. La sua voce libera è diventata oggi un simbolo di resistenza civile e impegno contro ogni forma di sopruso.
Ricordare Moro e Impastato non è, quindi, soltanto un esercizio della memoria. È un dovere civile e morale. È l'impegno quotidiano di chi crede nelle istituzioni democratiche, nella giustizia e nella partecipazione. È la consapevolezza che la libertà e la legalità non sono mai conquiste definitive, ma vanno difese ogni giorno, con coraggio e responsabilità.
Alessandra Troncarelli, segretaria Circolo Unico Pd Viterbo
«Il 9 maggio 1978 segna una ferita profonda nella storia della nostra Repubblica. In quel giorno, a poche ore di distanza, l'Italia perdeva due uomini straordinari: Aldo Moro, statista della Democrazia Cristiana, e Peppino Impastato, militante e giornalista, voce libera contro la mafia. Due storie diverse, accomunate dallo stesso tragico destino, ma soprattutto dalla loro fede incrollabile nei valori della democrazia, della giustizia e della libertà.»
Così Alessandra Troncarelli, segretaria del Circolo Unico del Partito Democratico di Viterbo, ha ricordato il duplice anniversario di morte dei due simboli della lotta civile e politica.
«A distanza di 47 anni – prosegue Troncarelli – il pensiero di Moro e l'esempio di Impastato parlano ancora a ciascuno di noi. Moro ci ha insegnato la forza del dialogo, il senso profondo delle istituzioni, la politica come servizio al bene comune. Impastato ci ha lasciato il coraggio di rompere il silenzio, di denunciare il potere criminale, di credere che la cultura e la parola potessero cambiare le cose.»
«In un tempo segnato da divisioni e semplificazioni – conclude – ricordarli insieme non è solo un dovere della memoria, ma un atto politico. È richiamarsi ai valori che fondano la nostra Repubblica: la legalità, la partecipazione, il rispetto per le differenze. Valori che oggi più che mai dovrebbero guidare chi ha la responsabilità di governare il Paese.»