ANNO 15 n° 121
Obiettivo successo, ma grazie al sudore: il duro lavoro secondo McDonald's e Achille Lauro
Rubrica 'Pubblicittà' a cura di Elsa Berardi
Elsa
01/05/2025 - 12:31
di Elsa Berardi

Fonte Immagine: Brand News

VITERBO - Divorano incarichi da stipati in un sogno, fanno straordinari, credono nell’impiego come alternativa al silenzio. Vestono marchi che in realtà sono valori, trasudano gemiti diventati orgoglio; vanno in metropolitana per raggiungere una scrivania, sono il sostentamento vero e figurato dei figli.

Chi sono queste spavalde, pretenziose identità se non quelle dei nostri lavoratori, ghettizzati se muovono le braccia, derisi se siedono al di là di un banco e ignorati se rimpinzano, in una tavola calda di provincia in cui mai ci saremmo seduti, il nostro vassoio in un vorace attacco di gioia? Volevamo le polpette e siamo stati accontentati, ma mai ci ricorderemo degli occhi innamorati della mamma che ce la ha servite - ‘impiattate’, direbbero i più attuali - mentre pensava che quel secondo piatto sarebbe stato foriero di stipendio. E di autostima.

Sarebbe stato, a onor del vero, il carburante della sua famiglia, il pass per accedere alla lista di libri somministrata al figlioletto in terza media. Qualcuno ha scelto di servire pasta, qualcun altro cronometra il suo turno di lavoro per tornare a fare jogging e scaricare lo stress. Molti lavorano per lavorare, altri, per imparare a vivere, complici talvolta difficili carichi personali.

Altre categorie professionali, invece, della propria missione artistica hanno fatto una strategia, al contempo una pura visuale per conoscere meglio gli altri, l’universo dei loro gusti e il mutamento delle certezze dei giovani: se provassimo a googlare questi aspetti, ci apparirebbe un’istantanea genuina di Achille Lauro, il romantico cantautore romano che è approdato dai disegni discografici alla narrazione dei più comuni disagi.

L’incontro del bel cantante con lo spot di McDonald's, esempio di unicità imprenditoriale nel genere del fast food, racconta un successo personale e lavorativo atipico e umile al contempo: la fama – reputa Achille – la costruiscono le persone per cui l’artista lavora, non le grandi etichette precostruite. Gli errori, come un canestro non centrato in un contesto di periferia, le compagnie non per forza definibili, l’attitudine a parlare per e degli altri fanno del creativo un modello, un colosso, un insieme di voci narranti e mai un chiassoso individuo.

Nel ’58 si ascoltava Volare per vibrare sulla ‘r’ tenace di Modugno, mentre oggi sì, schiacciamo il play quando c’è Achille per imbatterci in lui, ma lui non è completamente avulso dal suo impegno nemmeno nel godersi un panino: la scena magna dello spot è l’ordinazione del Crispy McBacon, formula di lancio del sodalizio Achille-McDonald's, in cui il performer chiede con un filo di voce la sua cena. Il pasto è consumato in una svelta solitudine. Achille sembra quasi un poeta impalpabile, più ignorato che inatteso: un lavoratore d’arte talmente fiero della sua veste da essersi dimenticato di come soddisfare una voglia.

Il nostro showbiz, famelico mangianastri di biografie, ha voluto proporre al giovane Lauro riferimenti per lui inconsistenti, finché i suoi gesti contraddittori e i suoi testi melanconici non hanno iniziato ad esplodere di successo: Idol è, quasi in continuità con il mentore anni ’80 Billy, la firma provocatoria di Achille sul suo nick di Instagram. Il suo ritratto somiglia a quello di un pensatore incompreso che ha saputo reindirizzarsi in questa fase della sua carriera, proponendo musica leggera più intimista e trasognante. Un maturo personaggio famoso, insomma.

Il tatuaggio che gli illumina il viso finisce per perdersi tra le pieghe del suo outfit, un gessato che lascia adito ad elevate aspettative: il Lauro prorompente e scatenato è ora un uomo che ha tratto musica dalla sua forza, senza mai dimenticarla, arrivando però a innalzare il suo pubblico oltre la sua bravura. È questo il casinista che cercavamo anni fa, trovando la risposta nelle parole controcorrente che offriva?

McDonald's ha scelto di potenziare l’Achille riflessivo a scapito di quello ribelle: per avvicinare il consumatore a un momento per sé, è opportuno ricordargli che, per l’azienda, lo stesso istante è speso per gli altri. Panini buonissimi e una bella personalità, un’anima sensibile che sguscia dall’aspetto piacente sono però le coordinate che ci muovono a ricordare lo spot: se anche chi sembra ormai sazio è instancabile – immaginiamo – allora anche noi possiamo non mollare.

Anche noi, eterni “incoscienti giovani”, possiamo lavorare per ottenere di più. Possiamo trovare una sorpresa positiva in televisione, immaginarci lì e chiederci: perché non dividere il nostro panino con Achille, con i cassieri del McDonald's, con i ragazzi della strada, con le mille promesse professionali a noi ancora ignote? Il primo maggio, in fondo, ci insegna proprio questo: bisogna saper essere scettici, senza stigmatizzare e dare per scontate le vittorie e le libertà. Buona Festa dei Lavoratori ai lettori e alle lettrici!






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