ANNO 15 n° 233
“Non è un privilegio, è un diritto”: la battaglia di Solange Manfredi per i cani da assistenza
L’avvocata giurista di Proceno denuncia episodi di discriminazione e chiede maggiore formazione a forze dell’ordine
19/08/2025 - 08:35

PROCENO – «Non è un capriccio, non è un privilegio. È un diritto». Con queste parole, l’avvocata giurista Solange Manfredi rilancia la sua battaglia estiva per la tutela del rapporto tra persone con disabilità e cani da assistenza. In una lettera aperta indirizzata alle autorità e agli organi di informazione, Manfredi racconta la propria esperienza personale, trasformandola in una denuncia pubblica.

La giurista convive con una grave patologia che comporta crisi improvvise e potenzialmente letali. Accanto a lei c’è Dante, un cane da allerta medica addestrato a riconoscere i segnali della malattia, portare i farmaci, chiedere aiuto e persino intervenire in acqua in caso di emergenza. «Dante non è un semplice compagno: è il mio salvavita», spiega.

Eppure, la sua presenza è spesso ostacolata. Manfredi racconta di aggressioni verbali sulle spiagge, dove alcuni bagnanti, ignorando la normativa, chiamano le forze dell’ordine per chiederne l’allontanamento. Non sempre gli agenti dimostrano la necessaria preparazione: «C’è chi riconosce subito la legittimità della presenza di Dante, ma altri contestano l’accesso o addirittura suggeriscono di rinunciare al cane per “buona pace” con chi protesta».

La legge, però, è chiara:

i cani da assistenza hanno diritto di accesso a tutti i luoghi aperti al pubblico (G.U. n. 48 del 28/02/2023 – Art. 25, Legge di Bilancio 2025);

sono esonerati dall’obbligo di guinzaglio e museruola (art. 5 dell’ordinanza del Ministero della Salute del 6 agosto 2013, prorogata nel 2024).

«Trovo grave che siano proprio le forze dell’ordine, garanti della legge, a mostrarsi spesso impreparate», denuncia Manfredi, che racconta episodi simili anche negli ospedali di provincia, dove la presenza di Dante è stata contestata dal personale sanitario, «spesso con maleducazione e veemenza». Una situazione ben diversa da quella dei grandi ospedali romani, come il Gemelli, il Campus Biomedico o il San Filippo Neri, dove i cani da assistenza vengono accolti senza problemi.

La sua denuncia si allarga allora a una questione di sistema: «Se una persona disabile deve portare con sé i riferimenti normativi stampati per convincere chi indossa una divisa, significa che il problema non è la disabilità, ma un Paese che non tutela i più fragili».

Per questo l’avvocata lancia un appello diretto: «Chiedo che le istituzioni si impegnino a formare adeguatamente forze dell’ordine e personale sanitario. Vivere con una disabilità è già abbastanza difficile. Dover difendere ogni giorno i propri diritti è semplicemente intollerabile».






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