



CAPRAROLA - Illusi, abbandonati, lasciati soli. È questo il sentimento che domina oggi tra gli agricoltori della Tuscia, mentre si chiude un’annata che ancora una volta non offre motivi per tirare un sospiro di sollievo. A farsi portavoce del malessere diffuso è Fernando Monfeli, presidente di Asta, che in una nota traccia un bilancio impietoso dello stato del settore agricolo locale e, in particolare, della filiera della nocciola.
'Siamo arrivati al primo dicembre – scrive Monfeli – e in questo ultimo mese dell’anno, conclusi ormai i raccolti, possiamo iniziare a fare i bilanci della stagione che ci siamo lasciati alle spalle. Per noi agricoltori anche quest’anno, come è ormai tendenza consolidata, i problemi sono nettamente maggiori ai benefici'.
Una situazione che, denuncia il presidente, non è frutto dell’imprevedibilità o della sfortuna, ma il risultato di criticità segnalate da anni e rimaste sistematicamente senza risposta. 'In questi ultimi quattro anni varie associazioni, tra cui quella che presiedo, hanno denunciato tali difficoltà alle istituzioni, agli istituti di ricerca e all’opinione pubblica. Ma invece di trovare sostegno ci siamo ritrovati colmi di speranza per le rassicurazioni promesse e senza prospettive di futuro, perché a quelle rassicurazioni non sono seguiti fatti concreti'.
Promesse mancate e tavoli tecnici svuotati. Secondo Monfeli, infatti, dal 2021 ad oggi gli appelli rivolti ai ministri competenti, agli assessori regionali e ai rappresentanti della giunta sono rimasti sostanzialmente inascoltati. Intanto le distorsioni nelle filiere agricole, l’aumento dei costi di produzione, la concorrenza estera non regolata, la scarsità di investimenti in ricerca, l’arrivo di nuove specie parassite e l’impennata dei prezzi dei materiali, hanno messo a dura prova le aziende locali.
In primis quelle produttrici di nocciola. 'Questa stagione - ha spiegato Monfeli - ha segnato un punto di non ritorno per il nostro comparto. Ci siamo trovati a far fronte a un attacco di cimici asiatiche senza precedenti, con armi spuntate appartenenti a soluzioni trovate decenni fa e come se non bastasse, il mercato interno è stato ulteriormente indebolito dall’ingresso di nocciole provenienti da Paesi dove si pratica un’agricoltura spregiudicata e non sostenibile. Ne tavoli tecnici, istituiti per l’ennesima volta per fa fronte alla crisi galoppante della nocciola, ci siamo trovati senza voce perchè non invitati, erano presenti tutti tranne i produttori'.
Il futuro del comparto è incerto: 'Abbiamo centinaia di ettari di noccioleti abbandonati, migliaia di ettari di noccioleti messi in svendita sotto costo, investimenti ridotti all’osso che limita lo sviluppo dell’ indotto che si è creato intorno alla nocciola, abbiamo centinaia di aziende che rischiano di chiudere creando un danno mortale all’economia della Tuscia, mancano di conseguenza centinaia di milioni di euro nell’economia del territorio e si è bruciato il valore economico degli immobili in maniera quasi irreversibile. In tutto questo bisogna ricordare che ci sono già pronti speculatori pronti a “papparsi” il nostro territorio, composto essenzialmente da superfici coltivate, in totale spregio della sua vocazione agricola, della sua storie e dei suoi abitanti. Oggi il bilancio è questo, non possiamo più nasconderlo e nell’ultimo capitolo che abbiamo il dovere di registrare ci rimangono solo le richieste che, come un mantra, da anni ripetiamo ad attori che periodicamente cambiano ma che ripetono lo stesso copione: che fine hanno fatto le belle promesse? Cosa ne è stato del tavolo tecnico così trionfalmente chiamato a riunirsi e poi svanito nel nulla? Con cosa combattiamo le cimici il prossimo anno? Come saranno calmierati i prezzi dei materiali utili alla coltivazione? Come sarà arginato l’ingresso di nocciole dalle nazioni che non rispettano i protocolli di coltivazione imposti dall’Europa? Che fine faranno gli agricoltori, spina dorsale dell’economia della Tuscia?'.