



MONTALTO DI CASTRO - Il 6 aprile 2025, il Parco Archeologico di Vulci ospiterà la seconda tappa di 'Tuscia in Movimento', un'iniziativa voluta dai sindaci di diversi comuni della provincia di Viterbo per manifestare contro l'eventualità di un deposito nazionale di rifiuti radioattivi nella provincia. La manifestazione si inserisce in un lungo percorso di opposizione iniziato nel 2021, quando la Tuscia ha cominciato a mobilitarsi contro la proposta del governo di realizzare un deposito destinato ad accogliere circa 95.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, tra cui 17.000 metri cubi di rifiuti ad alta e media attività. Rifiuti che richiederanno migliaia di anni per il loro smaltimento sicuro.
La posizione dei sindaci è chiara: l'area della Tuscia è assolutamente inadatta a ospitare un deposito di questa natura. La natura vulcanica del territorio, la presenza di falde acquifere superficiali, la vulnerabilità sismica, e il già elevato grado di radioattività naturale, che rende Viterbo una delle province con il più alto tasso di tumori del Centro Italia, sono solo alcuni dei motivi che giustificano il loro dissenso.
Come ha dichiarato la sindaca di Montalto di Castro, Emanuela Socciarelli, la scelta di Vulci come sede della manifestazione ha un forte valore simbolico. Il Parco Archeologico di Vulci è un luogo ricco di storia e bellezza naturale, un sito monumentale e naturalistico che rischia di essere deturpato da un progetto che avrebbe conseguenze devastanti: 'Pensare di costruire un deposito nazionale di scorie radioattive in una zona così rilevante è un'eresia. Vulci è un parco archeologico e naturalistico, un patrimonio che rappresenta la storia di questa terra, e non può essere ridotto a una discarica di rifiuti radioattivi.'
Inoltre, la Tuscia si trova a soli 100 chilometri da Roma, una distanza che rende il rischio ancora più tangibile: 'Qualsiasi problema che dovesse sorgere in un deposito di questo tipo avrebbe conseguenze devastanti anche per la capitale, costringendo all'evacuazione di una città intera', ha continuato la Socciarelli, sollevando preoccupazioni non solo ambientali, ma anche per la sicurezza dei cittadini.
La sindaca ha anche messo in luce alcune gravi carenze nei processi che hanno portato alla selezione dei siti per il deposito: 'Sono state utilizzate carte geografiche vecchie, risalenti agli anni '70, senza tenere conto dei terremoti, della vulnerabilità del territorio e della vicinanza al mare' ha spiegato. Un altro punto critico sollevato riguarda la classificazione del deposito: mentre inizialmente si parlava di rifiuti a bassa e media intensità, la realtà è che verranno stoccati anche rifiuti ad alta intensità, e non c'è garanzia che si tratti di una soluzione temporanea.
'Se su 51 siti in tutta Italia, 21 si trovano nella Tuscia, sembra quasi che ci sia una volontà precisa di concentrarli in questa zona', ha sottolineato la Socciarelli, facendo notare l'assurdità di un simile accanimento su un territorio così vulnerabile. Nonostante gli sforzi per opporsi alla proposta, tra cui ricorsi al Tar e opposizione alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), i sindaci della Tuscia non si fermano: 'Abbiamo fatto tutto il possibile, ma non ci fermiamo qui. Continueremo a lottare', ha concluso.
La manifestazione del 6 aprile rappresenta solo la seconda tappa di un lungo percorso di opposizione che culminerà con un’altra grande manifestazione a Corchiano l'11 maggio. Le amministrazioni locali, supportate da esperti e comitati civici, stanno cercando di coinvolgere anche le zone limitrofe della Toscana, come Capalbio e Pescia Fiorentina, visto che anche quelle aree potrebbero essere colpite da un eventuale deposito. L’obiettivo è rendere più forte la voce della Tuscia e attirare l’attenzione su una questione che riguarda non solo la regione, ma tutto il paese.