ANNO 15 n° 288
Minori stranieri non accompagnati, il caso in Consiglio comunale
La sindaca Frontini e le consigliere Allegrini (FdI) e Delle Monache (PD) intervengono sul nodo dei finanziamenti per l’accoglienza: “Serve chiarezza e rispetto delle norme, il peso economico è insostenibile”
Francesco
15/10/2025 - 06:11
di Francesco Maria Ricci

VITERBO – Immigrazione, sicurezza e fondi per il welfare sono stati al centro del Consiglio comunale che si è tenuto ieri, 14 ottobre, nella consueta sala di Palazzo dei Priori. Tra i temi più accesi emersi nel corso della seduta – anche al di fuori dell’ordine del giorno – la questione dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA), su cui la sindaca Chiara Frontini ha acceso i riflettori.

Durante il suo intervento, la sindaca ha fatto riferimento ad una recente riunione promossa dalla prefettura, dedicata al monitoraggio di “Area vasta” per la sicurezza e l’immigrazione.

Ma è stato proprio quest’ultimo tema e, in particolare, della gestione dei minori stranieri non accompagnati, a catalizzare il dibattito. “Attualmente – ha spiegato Frontini – il Comune anticipa circa 400mila euro per 18 minori non accompagnati. Si tratta di un carico insostenibile per le casse municipali. Auspico un intervento deciso della politica per risolvere questa criticità”.

A prendere la parola è stata poi la capogruppo di Fratelli d’Italia, Laura Allegrini. “Il fondo per i minori non accompagnati nasce nel 2015 e oggi ammonta a circa 130 milioni di euro. Ma il problema è a monte: bisogna fermare questi giovani prima che arrivino in Italia. Una volta qui, non si può fare a meno di assisterli, e i Comuni ne pagano il prezzo”.

Diversa la posizione della consigliera del Partito Democratico, Lina Delle Monache, che ha richiamato l’attenzione sulla normativa vigente, sottolineando come i Comuni non dovrebbero sostenere economicamente l’accoglienza, secondo quanto stabilito dalla legge.

“Il Decreto Legislativo del 18 agosto 2015, n. 142 – ha spiegato – afferma chiaramente che l’accoglienza dei minori non accompagnati non deve comportare oneri a carico dei Comuni. È il Fondo nazionale a dover coprire questi costi. La legge-quadro del 8 novembre 2000, n. 328, all'articolo 6, comma 4, stabilisce la responsabilità del Comune di residenza per l'integrazione economica dei soggetti ricoverati in strutture residenziali. Se il minore non è registrato, la competenza si valuta in base al luogo di interessi principali. Inoltre, il nuovo D.P.R. n.231 del 2023 prevede che i contributi vengano erogati trimestralmente attraverso le Prefetture. A partire dal 1° gennaio 2023, l'importo giornaliero è stato aumentato a €100,00 IVA inclusa. Il problema è che questi fondi, pur essendo previsti, non vengono effettivamente trasferiti”.

I Comuni avrebbero quindi l'obbligo di organizzare i servizi di accoglienza, ma come si può notare con la legge n.142 l'accoglienza dei minori non deve comportare oneri a carico dei Comuni. Il Fondo Nazionale per l'accoglienza dei Minori Stranieri non Accompagnati finanzia i costi sostenuti dai Comuni per il servigio di accoglienza. Le risorse del Fondo non sono un rimborso delle spese sostenute dai Comuni, ma un contributo per prestazioni già erogate. Il contributo mira a supportare i Comuni nel garantire l'accoglienza in strutture autorizzate o tramite affido familiare, secondo quanto previsto dalla legge.

Secondo Delle Monache inoltre, “i Comuni si trovano a gestire un’emergenza sociale con risorse insufficienti. Il momento storico che stiamo vivendo vede emergere nuove povertà, famiglie italiane in difficoltà, anziani fragili che necessitano di assistenza. Se da un lato si richiedono sempre più interventi da parte dei servizi sociali, dall’altro lo Stato e molte Regioni tagliano o ritardano l’erogazione dei fondi”.

La questione, dunque, rimane aperta e destinata a far discutere. Mentre i Comuni anticipano fondi in attesa di rimborsi che spesso non arrivano, resta il nodo di una gestione più equa ed efficiente delle politiche migratorie e sociali, in un contesto che rischia di mettere in crisi l’intero sistema di welfare locale.






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