ANNO 14 n° 111
L'Usb esorta i candidati a sindaco di Viterbo a prendere parola sul lavoro
08/06/2022 - 12:11

VITERBO - A pochi giorni dalle votazioni per eleggere la nuova amministrazione di questa città, non abbiamo ancora sentito nessuna proposta concreta per contrastare lo sfruttamento sul lavoro

Sono stati pubblicati i dati del Sole 24 Ore sulle condizioni di lavoro e vivibilità delle città italiane e Viterbo si classifica negli ultimi posti nella maggior parte degli indici esaminati fra cui condizioni di lavoro e occupazione giovanile.

In aggiunta agli impegni elettorali, che ascoltiamo ogni tornata, su rilancio delle terme, del centro storico e delle frazioni, esortiamo i candidati a prendere parola concretamente sulle condizioni in cui sono costretti a vivere i lavoratori in questa città.

Il Comune, per esempio, stipulando una semplice convenzione con l’Ispettorato territoriale del Lavoro può legare la concessione di suolo pubblico a locali e ristoranti alla regolarità delle assunzioni del personale. La concessione verrà sospesa, fino alla revoca definitiva, in base alla gravità degli abusi riscontrati su irregolarità nelle assunzioni e mancanze in fatto di salute e sicurezza.

Nel Lazio i lavoratori irregolari, costretti a sottostare ad inquadramenti sbagliati, straordinari mai pagati o assunzioni completamente in nero, sfiorano i 400 mila, di cui il 70% proprio nel terziario, ristorazione e turismo.

L’amministrazione comunale deve essere libera dal giogo dei datori di lavoro e deliberare e per lo sviluppo e i diritti degli abitanti. Così non sembra essere avvenuto riguardo le concessioni commerciali, date in modo irrazionale alla Grande distribuzione tutte sulla Cassia nord. L’effetto più visibile è la paralisi della viabilità della zona, per percorrere pochi metri serve fino a mezz’ora. L’altra faccia della medaglia è un accentramento di potere in mano a pochi gruppi a cui viene permesso di spadroneggiare, che senza alcun tipo di concorrenza, sfruttano i propri dipendenti con la minaccia del licenziamento o del mancato rinnovo. I negozi aprono, chiudono e riaprono poche centinaia di metri più in là. Un sistema spesso usato unicamente per assumere personale sempre nuovo, con contratti interinali, liberandosi dei lavoratori con contratti vecchi e più tutele.

I nuovi contratti vengono stipulati per lo più a part time, poi gli orari vengono spalmati su tutta la giornata, 6 ore di lavoro vengono divise fra mattina e pomeriggio, costringendo i dipendenti a vivere nel punto vendita.

Il silenzio istituzionale permette alla Grande distribuzione di imporre gli orari, allungandoli sempre di più sul modello delle aperture no stop. Chiediamo all’amministrazione di schierarsi con i lavoratori e non con le multinazionali, mettendo un fermo alle aperture giornaliere e domenicali e controllando il lavoro nero, attraverso protocolli di intesa con l’Ispettorato del Lavoro. Un tema di competenza locale su cui altre città italiane hanno deliberato.

Chiediamo il fermo delle concessioni edilizie per innalzare mostri di cemento, che affamano i lavoratori e distruggono il territorio e spiegazioni sui criteri con cui fino adesso sono state assegnate.

Pochi mesi fa, Usb insieme ai lavoratori impegnati nell’assistenza e nell’educazione, hanno manifestato sotto il Comune per chiedere il rispetto dei propri diritti e del ruolo professionale e delicato che svolgono al fianco di bambini e ragazzi con disabilità. Abbiamo vinto quella battaglia, ma non ci fermiamo.

L’ente locale non deve indirizzare e sostenere le cooperative, si farebbe così promotore di sfruttamento. Tutti i lavoratori che operano per il Pubblico devono essere dipendenti pubblici, internalizzando i servizi, mai più sottoposti ad assunzioni instabili, sotto cooperative, in balia di continui cambi di appalto.

Il Comune deve garantire, attraverso l’approvazione di una clausola sociale, che le aziende che chiudono e riaprono pochi metri più in là, magari con un altro nome, assumano innanzitutto i dipendenti precedenti invece di produrre un continuo esercito di precari.

Perché i programmi elettorali non si concentrano, con un capitolo specifico, sulla lotta al caporalato e i vari interventi di tutela della dignità dei lavoratori che operano nelle campagne di Castel d’Asso. Speriamo i candidati non cerchino di non vedere le centinaia di braccianti che tutte le mattine affollano piazza del Sacrario in attesa di raggiungere i campi, costretti a spostarsi ammassati su furgoncini fatiscenti o in bicicletta.

Dove sono gli interventi pubblici con sistemi di illuminazione e trasporti sicuri.

È troppo facile scaricare le responsabilità su Regione e Stato, il Comune deve farsi promotore di un tavolo condiviso con le parti sociali, dove le aziende vengano chiamate a dare contezza di come assumono i dipendenti.

Sottolineiamo anche come il Sindaco, in quanto responsabile della sicurezza pubblica, abbia un ruolo di primo piano sul controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro. Assistiamo, temiamo nell’ignoranza dell’Istituzione, a mancanze gravissime dai dispositivi di protezione individuali fino alla manomissione dei macchinari affinché producano di più. Profitto sulla vita dei lavoratori che subiscono infortuni gravissimi e, troppe volte, mortali. Nel Lazio sono già 19 i lavoratori uccisi da inizio anno, la nostra regione è al quinto posto per vittime nei luoghi di lavoro.

Aspettiamo sicuri, questa volta, di ricevere risposte pubbliche sulle problematiche sollevate, come invece non fu fatto dai precedenti candidati.

Usb, al fianco dei lavoratori, continua le lotte per diritti e dignità ben oltre le campagne elettorali.

Usb Viterbo

 

Le nuove professioni passano per i rifiuti, lo sport e le smart cities. In un momento in cui anche nel Ternano domanda e offerta di lavoro faticano ad incontrarsi, la Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria, mette in campo una serie di corsi di formazione che rispondono, non solo alle richieste immediate del territorio, ma guardano in prospettiva alle risorse locali, alle nuove dinamiche e alle mutate necessità delle aziende ternane. I primi due progetti, per organizzatore di eventi sportivi e tecnico esperto della pianificazione del ciclo integrato dei rifiuti, si sono già conclusi e i partecipanti, 15 ciascuno, hanno trovato un collocamento presso strutture, associazioni e aziende locali grazie anche ai partenariati importanti di cui godono le due iniziative. Il terzo - per il quale sono aperte le iscrizioni fino al 15 giugno ma con tutta probabilità il termine sarà prorogato - riguarda le smart cities. Il progetto, in collaborazione con l’Università di Perugia, si chiama Green deal e si struttura a sua volta in tre percorsi: tecnico superiore per l’efficientamento energetico degli edifici, esperto in strategie e tecnologie per le città intelligenti ed esperto in progettazione di sistemi di produzione e stoccaggio di energie rinnovabili. 
«Si tratta di progetti approvati dalla Regione. Rientrano infatti nell’avviso pubblico Skills che Confapi si è aggiudicato – spiega il direttore di Terni, Cesare Cesarini – per i primi due il percorso formativo è stato articolato: 350 ore all’interno delle quali è stata coinvolta una molteplicità di soggetti che ruotano intorno ai rispettivi ambiti di riferimento. Al termine i partecipanti sono stati collocati nelle aziende per quattro mesi di lavoro retribuiti dalla Regione conclusi i quali le aziende stesse hanno e hanno avuto l’opportunità di assumerli con una serie di sgravi fiscali». L’idea di indirizzare i due percorsi formativi in due ambiti così precisi è nata ascoltando le richieste delle realtà economiche locali e analizzando la vocazione del territorio. «Non a caso Terni è sede di 5 centri federali del Coni – osserva il direttore Cesarini – una città dai grandi eventi sportivi». Eventi la cui organizzazione spesso è affidata ai volontari delle associazioni di riferimento, senza una preparazione specifica. «Ci sono tante iniziative – prosegue il direttore di Confapi Terni – che se non vengono messe a sistema non si ripetono più per mancanza di fondi». Nei corsi quindi si è focalizzata la preparazione, tra l’altro, sul marketing, il crowdfungind, sui fondi comunitari.
«Come lo sport – aggiunge Daniele Tendina, formatore di Confapi - anche il tema dei rifiuti è quanto mai attuale in questo momento e in questa città. In sei mesi i 15 partecipanti sono stati tutti collocati. La nostra sensibilità nell’intercettare la domanda e la nostra ambizione sono state ripagate: ai corsi hanno partecipato, infatti, anche persone da fuori provincia». Rivolti a disoccupati e inoccupati, i due corsi conclusi hanno visto un target di iscritti variegato.
«Abbiamo avuto giovani – rivela Tendina – ma anche persone più mature, intorno ai 50 anni e laureati».
«Terni sconta un modello di sviluppo legato ancora troppo a stereotipi del passato – osserva Mirko Ricci di Confapi – una realtà che, legata a professionalità di basso livello, rischia l’impoverimento se non lavora su un tipo di cultura professionale diversa e più innovativa rispetto a quella tradizionale. Oggi i giovani che vanno fuori a studiare fuori, non ritornano più». Da qui la necessità di invertire la rotta.
Monica Di Lecce

 

 






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