ANNO 15 n° 349
L'importanza della neurochirurgia e della chirurgia vertebrale
Intervista al Dottor Francesco Natrella nella sede del Poliambulatorio Calamita
09/11/2021 - 12:50

VITERBO - Sempre più persone oggi soffrono di problemi alla colonna vertebrale e mal di schiena. Ci sono molte patologie che possono essere prevenute o curate, a seconda dello stato di avanzamento o di criticità. Per fare un po' di chiarezza sull’argomento abbiamo intervistato l’esperto Neurochirurgo e Chirurgo Vertebrale, Dottor Francesco Natrella, che opera in varie sedi del centro Italia e visita presso il Poliambulatorio Calamita di Viterbo.

GUARDA L’INTERVISTA COMPLETA

 

D - Salve Dottor Natrella, può spiegarci quali sono le patologie di cui si occupa?

R - Mi occupo prevalentemente delle patologie degenerative della colonna vertebrale: ernia del disco e protrusioni discali, stenosi del canale vertebrale, spondilolistesi, scoliosi degenerative, instabilità vertebrale, sia a livello lombare, sia a livello cervicale. Sono affezioni molto diffuse: si calcola che ne soffra il 20-25% delle persone sopra i 50 anni, mentre la percentuale sale addirittura fino al 70-90% della popolazione sopra i 65 anni. La ragione di questa incidenza così alta sta soprattutto in un motivo filogenetico. La nostra colonna vertebrale non ci è venuta dietro nell’evoluzione e non ha avuto modo di adattarsi al nostro stile di vita. La vita moderna ci porta spesso a stare lunghe ore seduti o in piedi, alcuni fanno dei lavori molto pesanti, siamo in sovrappeso, mangiamo e dormiamo male, la nostra postura è molte volte sbagliata, siamo sedentari e facciamo poca attività fisica. Tutto questo si riflette negativamente su quello che è l’asse portante del nostro organismo, cioè la colonna, portandola a essere, per così dire, instabile. Inoltre si può avere anche una predisposizione genetica o ereditaria a sviluppare una di queste patologie.

 

D - Come si manifestano queste patologie? Quali sono i sintomi che dobbiamo riconoscere?

R - Il sintomo più comune e frequente è la lombalgia, il mal di schiena, di solito basso, a livello del passaggio lombosacrale, ma può irradiarsi anche più su, a livello dorsale o delle scapole. Se il problema è cervicale invece avremo la cervicalgia, mal di collo o torcicollo, qualche volta accompagnata da cefalea muscolotensiva. Questi sono sintomi che indicano una fase ancora iniziale della malattia.

Successivamente, o più raramente in prima battuta, possono comparire i così detti sintomi radicolari: dolore ad una gamba, la classica sciatica, fino al piede, o ad un braccio, la brachialgia, fino alla mano, accompagnati da sintomi neurologici quali formicolii, alterazione della sensibilità, perdita di forza. Un tipico sintomo delle stenosi avanzate è la claudicatio neurogena, quando il paziente riesce a compiere da alcune centinaia di metri a pochi passi prima di doversi fermare a causa di dolore e mancanza di forza alle gambe, per poi riuscire a ripartire per pochi metri.

Quando insorgono questi sintomi, o quando la lombalgia è cronica, è opportuno rivolgersi al medico curante o ad uno specialista che eventualmente prescriverà delle indagini diagnostiche per verificare lo stato di salute della colonna: una radiografia, una Tac, una risonanza magnetica, una elettromiografia.

D - Come possiamo affrontare queste patologie?

R - Il primo passo da compiere è comune alla lotta contro tutte le patologie dell’uomo: la prevenzione. Può sembrare banale, ma un buono stile di vita aiuta moltissimo a prevenire o a ritardare i problemi alla colonna. Un’attività fisica leggera, ma regolare, una corretta alimentazione che aiutano anche a controllare il peso, spezzare la routine del lavoro con degli espedienti, per esempio per chi lavora seduto, alzarsi dalla sedia ogni 20 minuti con una scusa, curare la postura… tutte queste accortezze possono essere un vero toccasana per la schiena…

Quando si manifestano i primi sintomi sono utili la fisioterapia, la ginnastica posturale, le manipolazioni, anche osteopatiche. Successivamente si passa alle terapie farmacologiche, anche infiltrative, in alcuni casi può essere utile l’ozono terapia.

In caso di fallimento delle terapie conservative, se vi sono le giuste indicazioni, si possono considerare le varie opzioni chirurgiche.

Le attuali tecniche chirurgiche mini-invasive consentono un breve periodo di ricovero (solo due notti) con un recupero pressoché completo nell’arco di un mese. Grazie anche alle moderne tecniche anestesiologiche è possibile trattare chirurgicamente le gravi stenosi dell’anziano.

In oltre il 95% dei casi il paziente migliora in termini di dolore e di funzionalità e in questo modo migliora nel complesso la sua qualità di vita.

www.poliambulatorioviterbo.it

Facebook Twitter Rss