ANNO 15 n° 151
“La Tuscia che vogliamo”: una proposta per riscoprirci comunità
Una riflessione appassionata sul futuro del territorio e l’idea di una grande festa del Gelsomino per il rilancio di Viterbo
30/05/2025 - 09:38

VITERBO - La Terra nascosta da Roma e dalla Toscana è da sempre un pochino bistrattata.

Forse perché siamo pochi: 300,000, un quartiere di Roma. Forse perché i nostri politici si lasciano guidare da Roma. Forse perché siamo vittime di campanilismo sfrenato e litigare ci viene naturale. Qualsiasi sia il motivo siamo una terra in cerca di consapevolezza, identità e pianificazione.

La Tuscia è ..Bella. Ricca di storia ed arte, di talento e voglia di fare, di paesaggio incontaminato e maestosità monumentali. Terme spontanee, mare, montagna, laghi e oasi naturali. Eccellente enogastronomia che deve solo presentarsi. Una miriade di sagre di paese che richiamano centinaia di migliaia di visitatori ogni anno. Scorci unici al mondo, Civita di Bagnoregio, Caprarola ed il Sacro Bosco di Bomarzo per citarne solo tre.

La Tuscia che vogliamo è ricca ricca ricca. Ho menzionato ricca? La realtà è semplice. Vogliamo più soldi-euro-cash-liquido per noi, per i nostri figli ed i nostri parenti ed amici. Con la liquidità arriva anche il lavoro e quindi la lotta alla criminalità. Dobbiamo dare a tutti la possibilità di essere orgogliosi, non frustrati. Possiamo parlare di filosofia, erba e buche ma se la casa di proprietà valesse il doppio, lo stipendio fosse di più di 3000 euro e ci potessimo permettere altri tre viaggi all’anno non ci fregherebbe di nulla. Forse siamo anche razzisti ma se venisse Obama sarebbe potenzialmente il fratello di tutti perché porterebbe soldi.

La Tuscia di cui abbiamo bisogno è bella ed organizzata in un sistema pensato per far venire turisti a spendere e per vendere in tutto il mondo. È il luogo di destinazione di viaggi per ospiti benestanti che restano una settimana qui e vanno un giorno a Roma o Firenze. È il Villaggio Tuscia che fa comprare i prodotti enogastronomici online perché di qualità assoluta e quindi portare i soldi dentro il suddetto sistema. Quella di cui abbiamo bisogno è una Tuscia invitante e sinonimo di qualità. Abbiamo bisogno di soldi liquidi che vengono e si fermano qui.

Come mettiamo tutto in moto? Consapevolezza, identità e pianificazione. Serve di superare le stupidaggini e diventare una comunità. Servono 5 anni di campagna di comunicazione-promozione per farci notare. Serve una leadership illuminata e la voglia di lavorare insieme.

La Tuscia non solo può ma deve capire di essere bella. Se non facciamo qualcosa il calo delle nascite e la tendenza a mandare i nostri figli lontano ci ucciderà… neanche tanto lentamente. Quante scuole o sezione sono state chiuse o ridotte? Già adesso ci sono più pensionati che lavoratori. Serve la liquidità che circoli. Se ci fosse il turismo medio alto del fine settimana, dal lunedì al giovedì saremmo noi stessi a spendere. 

In pratica: dobbiamo rendere stabili e prevedibili gli eventi attira gente. Dobbiamo far lavorare che si occupa di comunicazione e promozione. Dobbiamo chiedere aiuto a chi sa farlo e lasciarlo fare. Questo è il problema: pensiamo di sapere fare tutto. Eppure negli ultimi 20 anni le cose vanno peggiorando, giusto? Significa che qualcosa sbagliamo. Dobbiamo chieder aiuto.

Chissà cosa pensano la signora Sindaco Chiara Frontini, il professor Mattioli, i B&B ed i vivaisti di questa idea: fissiamo da adesso per il ponte sabato 30 maggio-martedi 2 giugno 2026 la festa del Gelsomino e di Viterbo.

Chiunque si occupa di eventi abbia spazio in un angolo di Viterbo. Sotto ogni postazione di Gelsomino, come quella in foto, creiamo l’angolo per le foto e vendiamo le piante di Gelsomino. Con l’occasione piantiamo da adesso altre piante di Gelsomino. Esaltiamo le architetture medievali col Gelsomino. Una festa per Viterbo per tutti i viterbesi, senza litigare. Ci riusciamo?

 






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