VITERBO - Un giovane uomo, fattosi ancora più mansueto, è il continuo di un bambino innamorato dell’amica Silvia, incontrata per caso sulle scale della scuola. Il piccolo, catturato dalla “stella di Negroni”, aveva acquistato poco prima in un salumificio: mangiare bene e condividere momenti di gioia vuol dire sì “qualità”, ma anche evoluzione del marchio attraverso il cammino di chi ne sceglie i prodotti.
Analizziamo lo spot più intimista dell’estate, una fotogallery diffusa dall’azienda alimentare Negroni: un pretesto scenico per ripulire i nostri ricordi da tante ombre, concentrandoci sulla bellezza delle relazioni di appartenenza (compreso il legame degli italiani con il cibo). La firma illustre è di Paolo Genovese.
Non ci è dato conoscere il nome del nostro elegante storyteller, probabilmente in una relazione stabile con la ragazza da cui è rimasto rapito, sappiamo però che il loro incontro decisivo è fortuito ed è avvenuto venti anni dopo il primo sorriso reciproco. In tanto romanticismo, quale porzione propria si ritaglia il contributo di Negroni?
L’inizio della storia d'amore con le tavole degli italiani è stilizzato dal simbolo della stella, che intesse un rapporto di fiducia con la famiglia del protagonista, fino ad accompagnarlo a servire prosciutto cotto in una frequentata tavolata domestica. L’uomo, pienamente adulto, è circondato dagli affetti più duraturi; l’immancabile supporto di Silvia, con cui ormai condivide la vita, sembra averlo anche reso genitore, e il particolare può essere evinto dal bimbo che si avventa sul tagliere da portata.
La chiusura del claim, in ogni modo, potrebbe riflettere una proiezione del protagonista sul suo futuro: il piccolo si sarebbe inserito come commensale casuale, figlio di amici o parenti, o la sua immagine potrebbe descrivere un sogno a occhi aperti della coppia immortalata. Silvia e il compagno, infatti, ammirano con tenerezza l’iniziativa del bambino, nel fotogramma che anticipa un radioso tête-à-tête.
In questo mix vincente di emozioni e impresa, le figure intermediarie regalano unioni e connettono i cuori: la mamma che prepara il panino è fautrice inconsapevole del primo incontro con Silvia, un’irripetibile offerta della merenda da parte del protagonista. Mentre lui si trova a una festa, sicuramente organizzata da amici, rivede Silvia gustare un aperitivo a base di prodotti Negroni, rimanendone più che infatuato e realizzando il sogno di esserle complice.
Tutto scorre alle spalle dell’amore: chissenefrega del resto, si obietterebbe con criticismo. Il rischio di idillio e astrazione eccessiva è scongiurato dall'ordinarietà dei personaggi dei due innamorati: la voce narrante è stata un bimbo dalle espressioni dolcissime, con zero grilli per la testa e un volto più tenero che fotogenico; Silvia ha apprezzato le attenzioni dell’attuale compagno, spiccando più per la genuinità che per gli inconsueti occhi chiari. Una quotidianità del tessuto emotivo, delle capacità relazionali ed empatiche e della creazione di pretesti di dialogo che si dà per parzialmente perduta.
Insomma, una crescita spontanea delle modalità di consumo perfettamente adeguata alle età fisiologiche, che ben si sposa con la brand protection e le consuete strategie di placement: non sarebbe stato proponibile, né efficace per la narrazione, l’accostamento dell’aperitivo all’infanzia o del semplice panino all’età adulta, ma questa evoluzione rimane ancorata a ciò che umanizza e intensifica i sentimenti. Il messaggio positivo è inequivocabile: ancora nel nostro travagliato oggi, rosetta, grissino, affettati, compagnia and nothing else matters.