ANNO 15 n° 157
L’Italia investe nella sicurezza informatica: il gap però resta
28/06/2023 - 12:33

Oggi non si fa che parlare di cybersecurity. Questa è di certo una priorità che coinvolge privati e aziende dell’Italia intera, polarizzando investimenti e attenzioni da parte di tutti gli interessati. Tuttavia, l’Italia non è ancora al passo con le altre nazioni del G7 e, malgrado tutti gli investimenti e la crescita cui è sensibilmente andata incontro, mostra ancora delle importanti divergenze.

 

Perché è importante la cybersecurity

La sicurezza informatica è oggetto di particolari attenzioni da quando la società ha iniziato a crescere online. Man mano che le risorse e i dati sono confluiti nella rete, gli attacchi informatici sono diventati una minaccia concreta e, di converso, la sicurezza digitale è emersa come una nuova priorità. Questo assunto vale tanto per le aziende, che gestiscono moli importanti di dati propri e dei clienti che a esse si affidano, quanto per i privati. Gli internauti devono infatti prestare attenzione alle principali minacce in ogni momento, sia quando si collegano per motivi di lavoro, che quando badano al proprio intrattenimento: registrarsi su un e-commerce o su un sito di giochi non fa differenza, e gli internauti hanno l’obbligo di cercare solo le piattaforme che offrono il più alto grado di sicurezza e affidabilità. Malgrado i notevoli pregiudizi, sono proprio le piattaforme di gioco online tra quelle più sicure nell’ambito degli e-commerce, quantomeno quelle autorizzate. I casino online italiani, infatti, proteggono i dati dei giocatori utilizzando protocolli di sicurezza avanzati come SSL (Secure Sockets Layer) per la crittografia dei dati che garantisce la sicurezza delle informazioni scambiate tra il server e il client. Inoltre, sono legalmente obbligati a rispettare le leggi sulla protezione dei dati.

 

I ritardi della sicurezza informatica in Italia

Un recente rapporto del Centro Studi Tim ha evidenziato senza ombra di dubbio la crescita dell’Italia in termini di investimenti nella cybersecurity. Si tratta di un valore che sfiora il +20%, ma che malgrado questa premessa non colma tutto il divario che separa il Paese dai colleghi del G7. Il ritardo non è tanto una questione di PIL, quanto un problema di diffusione delle competenze. In questi termini, le imprese italiane sono agli ultimi posti in Europa, con la maggior parte delle aziende che si rivolge a personale esterno per la gestione e risoluzione di problemi informatici di varia natura. Questo rende l’Italia particolarmente vulnerabile nei confronti degli attacchi informatici: non a caso, oltre il 7,5% dei cyber attacchi avvenuti nel 2022 a livello globale ha colpito esclusivamente l’Italia.

Emerge dunque con chiarezza la necessità di sviluppare nuove competenze all’interno delle PMI, così che queste possano crescere lungo la strada dell’autonomia e del perfezionamento dei propri strumenti di sicurezza informatica. Dall’altra parte, invece, le aziende già specializzate in cyber security devono imparare a porsi come consulenti, e non soltanto come venditori di servizi. In questo modo, si innescherebbe un circolo virtuoso capace di far scalare all’Italia la graduatoria europea e diminuire il gap con il resto del G7.

La sicurezza informatica resterà sempre una priorità, soprattutto visto la piega ogni giorno più digitale assunta dalla società italiana. Prendere atto di questo assunto non basta: bisogna continuare a investire e cambiare anche approccio alla gestione della cyber security aziendale. Solo così, l’Italia resterà con pieno diritto tra le Big d’Europa.






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