VITERBO - Sempre più urgente affrontare il declino demografico. Scende ancora la popolazione attiva in Italia, perse 1,7 milioni di persone negli ultimi 10 anni, con forti ricadute sul piano economico e sociale.
Servono soluzioni su natalità, immigrazione e partecipazione al lavoro delle donne e dei giovani, con un ruolo attivo delle BCC, a sostegno di famiglie e piccole imprese.
Presentata a Viterbo un Rapporto su “declino demografico e opportunità”, durante un convegno all’Università della Tuscia, organizzato da FederLUS-Federazione BCC del Lazio, Umbria, Sardegna, che ha visto la partecipazione di banche, credito cooperativo nazionale, associazioni e istituzioni politiche ed ecclesiastiche.
La popolazione attiva in Italia si sta riducendo sempre più con molteplici conseguenze sul piano economico e sociale, dalla riduzione del PIL e della forza lavoro, all’aumento della pressione fiscale, per finanziare l’incremento della spesa pensionistica e sanitaria. Per questo, servono interventi strutturali su natalità, immigrazione, partecipazione femminile al lavoro e sul ricambio generazionale, per garantire la tenuta del Paese.
In questo quadro, il sistema del credito cooperativo, proprio per la sua vicinanza a famiglie e pmi, i due segmenti particolarmente impattati del declino demografico, può assumere un ruolo attivo, in virtù della funzione di riferimento per le comunità, alla conoscenza diretti dei clienti, alla relazione fiduciaria e all’impegno su temi come parità di genere, formazione, educazione finanziaria e attenzione ai giovani.
Questi i risultati del Rapporto “Tra declino e opportunità: le sfide del mondo del lavoro nell’Italia che invecchia”, presentato oggi a Viterbo, nell’ambito di un convegno tenutosi all’Università della Tuscia, organizzato da FederLUS, la Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Lazio Umbria Sardegna, che ha visto la presenza di banche, imprese, istituzioni politiche ed ecclesiastiche.
Tra i partecipanti il Vescovo di Viterbo, Orazio Francesco Piazza, la Vice Presidente del Parlamento UE, Antonella Sberna, la Rettrice proclamata dell’Università della Tuscia, Tiziana Laureti, l’Assessora alle Economie e risorse finanziarie, Elena Angiani, la Direttrice della Banca d’Italia, sede di Roma, Antonella Magliocco, la pallavolista di Numia Vero Volley e della Nazionale italiana Paola Egonu, intervenuta con una testimonianza sull’inclusione sociale, i Presidenti di Confcooperative, Maurizio Gardini, di Federcasse, Augusto dell’Erba, del Gruppo BCC Iccrea, Giuseppe Maino, della Fondazione Tertio Millennio, Alessandro Azzi, e di IDEE, Teresa Fiordelisi, oltre ai DG di Federcasse, Sergio Gatti, di Banca Lazio Nord, Giulio Pizzi, e di BCC Nettuno, Rocco Masullo, e al Vice Presidente di Confcooperative, Marco Marcocci.
La ricerca, elaborata dalla società di comunicazione Walk In, ha fornito un’analisi sul fenomeno della diminuzione della popolazione attiva in Italia, per comprenderne cause, conseguenze, possibili soluzioni e ruolo che possono esercitare le BCC.
In Italia la combinazione tra bassa natalità, aumento dell’aspettativa di vita, calo della partecipazione giovanile al lavoro e flussi migratori sbilanciati sta determinando uno squilibrio tra popolazione attiva (ossia quella in età 15-64 anni che partecipa al mercato del lavoro, che include occupati e disoccupati) e inattiva. Secondo le proiezioni ISTAT la popolazione residente scenderà dall’attuale livello di 59 milioni a 54,8 milioni nel 2050 e a 46 milioni nel 2080.
In Italia continua la crescita degli over 65, che entro il 2050 sarà il 34,5% della popolazione (oggi è il 14%), e il rapporto tra persone in età lavorativa e quelle in età non lavorativa passerà dall’attuale 3:2 a circa 1:1, con implicazioni enormi sul piano socioeconomico: meno lavoratori determinano meno crescita, meno contributi previdenziali, meno servizi welfare e diminuzione del PIL.
Al tempo stesso scende ancora il tasso di attività della popolazione attiva: nel 2023 era al 65,2%, a fronte di una media UE del 73%, ciò significa che oltre un terzo della popolazione in età da lavoro non è coinvolto in alcuna forma di attività economica. Nel primo trimestre del 2025 il tasso è sceso al 62,5%.
Crescono anche età mediana (48,7 anni, la più alta in UE) e indice di vecchiaia (al 180%, con quasi 2 anziani per ogni giovane). Sale l’età del parto (32,6 anni), si riducono i nuovi nati (370mila nel 2024), il tasso di natalità (1.19 figli per donna), i componenti delle famiglie (scesi in vent’anni da 2,6 a 2,2 persone), le famiglie con figli (il 28%), mentre salgono quelle monopersonali (oltre un terzo del totale) e gli anziani, con il 40% degli over 75 che vive da solo (in prevalenza donne). Le implicazioni sono evidenti: meno bambini oggi significano meno lavoratori domani e una società più fragile dal punto di vista sociale, fiscale e produttivo.
L’immigrazione, pur essendo a saldo positivo – la popolazione residente di cittadinanza straniera nel gennaio 2025 risultava di 5,4 milioni di persone, in crescita del 3,2% - non riesce a colmare il vuoto lasciato dalla denatalità e dalla fuga di giovani laureati all’estero, dove per ogni straniero under 34 che sceglie l’Italia, nove italiani se ne vanno, con impoverimento del capitale umano per il nostro Paese.
I flussi di immigrati, inoltre, non sono sempre stabili e qualificati – si concentrano in attività a bassa qualità e alta manodopera come agricoltura, edilizia, ristorazione e servizi alla persona - e faticano ad integrarsi nei circuiti formativi e occupazionali. In prospettiva, il contributo della forza lavoro immigrata appare essenziale per contrastare il declino demografico.
Ulteriore fattore di debolezza è dato dalla debole presenza di donne e giovani nel mercato del lavoro, tra le più basse in UE. Nel 2023 solo il 63,8% delle donne tra i 25 e 54 anni risultava occupato, contro l’83,7% degli uomini e il 77,1% delle lore coetanee europee. Il divario aumenta in caso di figli: quelle senza figli salgono al 68,7%, quelle con due figli scendono al 57,8%. Colpisce poi un dato: una donna su cinque lascia il lavoro dopo essere diventata madre.
Le cause di questa disparità sono da ricercare sul piano culturale, visto che sulla donna ricade la principale responsabilità della cura di figli e anziani, sulla carenza di servizi per l’infanzia e per la gestione dei figli durante le pause scolastiche, sulla scarsa flessibilità oraria e sulla poca diffusione del lavoro da remoto. Basti pensare che, secondo una ricerca Ipsos 2022, il 28% delle donne lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio, il 17% limita la carriera, il 10% si licenzia o viene licenziata, il 5% subisce un declassamento.
A seguito delle trasformazioni in atto, la popolazione attiva si riduce, si invecchia e perde forza lavoro qualificata. Nel 2024 il rapporto tra over 65 e lavoratori 20-64 anni ha superato il 60% e potrebbe raggiungere l’80% nel 2070. Dal 2014 al 2024 l’Italia ha perso oltre 1,7 milioni di persone tra i 15 e il 64 anni, con effetti anche sul PIL: per l’OCSE ogni punto percentuale perso nella popolazione attiva può generare fino a 0.5 punti in meno di PIL.
La riduzione degli attivi influisce su presente e futuro dell’Italia: meno persone in età da lavoro significano meno contribuenti, meno consumatori, meno innovatori e imprenditori, e contemporaneamente più persone da assistere, curare e sostenere economicamente. E anche meno consumi, visto che gli anziani sono più conservativi nei consumi e meno inclini alla spesa per beni durevoli, tecnologia e servizi avanzati.
Il calo della popolazione attiva e l’invecchiamento della forza lavoro, inoltre, non colpiscono in modo uniforme l’economia italiana, ma impattano in misura maggiore su famiglie, pmi e microimprese, che rispetto alle grandi hanno risorse più limitate per attrarre, formare e trattenere i talenti.
Strategie e soluzioni possibili e ruolo del credito cooperativo
Contrastare la riduzione della popolazione attiva è una sfida complessa ma non impossibile, come dimostrano le esperienze internazionali. I principali ambiti di intervento, che permetterebbero di mitigare gli effetti della traiettoria demografica negativa, fanno leva su: sostegno alla natalità, promozione dell’immigrazione qualificata, incremento della partecipazione al lavoro da parte di donne e over 50, rafforzamento delle politiche attive e della formazione, e facilitazione del ricambio generazionale nelle imprese.
Il tema richiede un approccio universale, che coinvolga non solo le istituzioni ma anche il mondo imprenditoriale, finanziario ed educativo.
In questo contesto, il sistema del credito cooperativo può assumere un ruolo attivo, data la natura di prossimità con il territorio: il 43% degli impieghi delle BCC va alle famiglie, il 27% va ad imprese con meno di 20 addetti, nonostante le BCC rappresentino l’11% del mercato, e ogni anno sono oltre 500 milioni i finanziamenti a imprese femminili, cooperative sociali e startup.
Oltre ai prodotti messi in campo, come conto donne, conto giovani, prestito d’onore e microcredito, le BCC FederLUS propongono l’adozione del programma PASS, dedicato a famiglie, giovani e nuove imprese, per promuovere sviluppo e indipendenza personale, e aiutarle nelle loro scelte di vita. Il programma prevede una serie di prodotti finanziari adatti alle diverse esigenze, servizi e soluzioni di partner selezionati, inclusi enti del terzo settore.
Il PASS prevede per le famiglie linee di credito agevolato per supportare le spese dei figli da zero a tre anni e per le adozioni, per i giovani prestiti per finanziare gli studi universitari e mutui chirografari per i corsi professionali, per le nuove imprese misure di microcredito per supportarne l’avvio, anche attraverso tutor in lingua straniera per favorire l’inclusione delle comunità straniere. È previsto anche conto corrente dedicato e agevolato, con convenzioni con esercizi commerciali e servizi per startupper e studenti.
Le dichiarazioni del Presidente FederLUS, Longhi
“Abbiamo deciso di dedicare il nostro convegno a un tema così importante e urgente come il declino demografico, che deve rappresentare la priorità in tutte le agende dei Paesi, primo fra tutti l’Italia. Come abbiamo visto dalla ricerca, la popolazione attiva è un indicatore della vitalità di un Paese, ma è anche il frutto di scelte politiche, economiche e culturali”, ha commentato Maurizio Longhi, Presidente di FederLUS.
“Ogni momento che passa rende sempre più complicato lo scenario. Servono azioni immediate e integrate, ed è per questo che le banche di credito cooperativo possono fornire un supporto utile, grazie alla loro prossimità al territorio e al ruolo di riferimento che già oggi esercitano per famiglie e imprese. Ma sono chiamate anch’esse a rafforzare la propria azione per affrontare la sfida del cambiamento demografico, attraverso strumenti dedicati e servizi adattati alle esigenze della popolazione. È in gioco il nostro futuro e per questo siamo e saremo a disposizione del Paese per invertire il trend e costruire una società più sostenibile ed equa”, ha concluso Longhi.
Il Forum dei Giovani Soci e Socie
In occasione del convegno FederLUS, Viterbo è stata anche la sede del mini Forum Giovani Soci e Socie delle BCC FederLUS, organizzato sul tema “Cooperare è tutta un’altra musica!”: tre giorni di confronto, dal 19 al 21 settembre, dedicati a formazione, crescita personale, costruzione di relazioni e condivisione di esperienze e valori cooperativi, con la musica al centro come elemento di cooperazione sociale ed emotiva.
Ragazze e ragazzi parteciperanno a dibattiti e sessioni interattive, confrontandosi con i manager delle banche. Inoltre, al termine del convegno sulla demografia, i ragazzi parteciperanno alla sessione interattiva con l’Orchestra Giovanile di Roma, che permetterà loro di mettere in evidenza le analogie tra orchestra e gioco di squadra. Il programma musicale spazierà da Beethoven a Bartók, da De Falla a Morricone e Rota. La serata sarà, poi, dedicata alla scoperta della città di Viterbo e delle sue bellezze storiche e artistiche.
Domani, invece, presso la Parrocchia dei santi Valentino e Ilario, i giovani incontreranno la Banca Lazio Nord e vivranno un momento di formazione con Juppiter, associazione fondata da don Antonio Mazzi che, attraverso sport, musica, teatro e volontariato, promuove l’inclusione, la diversità e la cittadinanza attiva.
FederLUS è la Federazione delle BCC di Lazio Umbria Sardegna, fondata nel 1967 per rappresentare, sotto il profilo associativo e istituzionale, le BCC associate. Alla FederLUS aderiscono 13 banche di credito cooperativo, di cui 8 sono affiliate al Gruppo BCC Iccrea e 5 al Gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale.
Nello svolgimento della propria attività FederLUS opera secondo i principi della solidarietà e della mutualità, e promuove il consolidamento del rapporto che le BCC associate intrattengono con le comunità locali di cui sono espressione, nonché, con amministrazioni e istituzioni pubbliche, enti, organismi e associazioni/organizzazioni di categoria; lo sviluppo delle BCC associate mediante l’esercizio di attività di interesse comune, di rappresentanza, assistenza, consulenza ed erogazione di servizi e la formazione continua sui valori dell’identità cooperativa; la coerenza sostanziale e la costante qualificazione della natura di cooperativa a mutualità prevalente delle BCC associate.