ANNO 14 n° 118
''Innovare sempre senza fermarsi mai''
Alle 17 all'ICult di valle Faul è partita la settima edizione di Medioera
14/04/2016 - 10:50

VITERBO – (An. Ar.) Alle cinque del pomeriggio, in quello spazio magico tra antichità e modernità che è l’ICult di Valle Faul, parte Medioera, ed è la settima edizione. Una raffica di appuntamenti, incontri, laboratori, che di qui a domenica accenderà le giornate viterbesi. Ma sarebbe troppo facile fermarsi alle etichette, a quel ''festival di cultura digitale’’ che si declina ogni volta per indicare questo evento. Meglio scavare, capire – o cercare di – cosa c’è dietro, lo spirito di Medioera, insomma.

Mauro Rotelli è uno dei quattro fondatori (con lui Marco De Carolis, Massimiliano Capo e Claudio D’Angeli) di questa storia. E ci impiega pochissimo a individuare le ragioni che quel giorno di otto anni fa, su un divano, favorirono l’idea: ''Semplice: Medioera nasce perché ci sentivamo inadeguati, ci sentiamo inadeguati tutt’ora se è per questo – racconta Rotelli – La nostra era l’età dell’inadeguatezza, come è uscito fuori ultimamente anche da un incontro in cui siamo stati ospiti a Pordenone. Quell’impressione, cioè, di sentirsi sempre un passo indietro rispetto a ciò che stava succedendo, al mondo che cambiava intorno a noi grazie alle nuove tecnologie. Per questo nasce Medioera: per non restare più indietro, per non fermarsi mai’’. Un processo che diventa particolarmente competitivo quando ci si cimenta con l’inarrestabile evoluzione delle cose: ‘’Oggi mentre si parla si rischia di essere smentiti dall’ultima invenzione. Esempio: in queste sei edizioni già completate avremo parlato di musica in cinque modi differenti. Quando siamo partiti c’erano gli Mp3, sembrava l’ultimo ritrovato. Oggi siamo passati a Spotify, a quelle applicazioni che ti consentono di ascoltare i tuoi brani. L’anno prossimo, chissà, ne parleremo per altre novità che cambieranno il modo di fruire delle canzoni’’.

Raccontata così, Medioera potrebbe sembrare anche soltanto qualcosa di tremendamente volatile, per non dire astratto. Rotelli, invece, è convinto che il confine tra realtà reale e realtà virtuale non ci sia più, semmai sia esistito: ‘’All’Icult c’è il FabLab, ci sono i makers, quelli che in italiano il nostro amico Alessio Iacona, che sarà presente anche quest’anno, ha tradotto meravigliosamente in artigiani aumentati. Cioè, la proverbiale abilità italiana nel trattare i materiali, nella manualità, e i nuovi strumenti, le stampanti 3D, che si trovano già all’ICult, fino agli occhiali per la realtà virtuale (cioè gli Oculus Rift, che saranno in prova proprio oggi, dalle 10 alle 18), senza dimenticare i mezzi per la comunicazione. Il confine tra ciò che è reale e ciò che dovrebbe essere virtuale è indefinibile: noi, per dire, senza certi strumenti virtuali, tra virgolette, non avremmo potuto neanche realizzare materialmente il nostro programma. Mentre per dire, già l’anno prossimo puntiamo ad eliminare completamente la carta, il cartaceo’’.

Ed eccoci ancora al concetto di evoluzione, di Viterbo etrusca e medievale che per qualche giorno diventa capitale della trasformazione, del movimento, dell’innovazione tecnica e automaticamente di pensiero: ''E’ lo stesso festival che cambia sempre, che cerca identità diverse. E’ partito dalla piazza, è passato in Sala Regia, ora è all’ICult e non escludiamo che possa trovare in futuro una nuova collocazione’’, dice Rotelli. E giusto per non stare mai ferma, ecco Medioera che scommette forte anche sull’abbattimento delle barriere reali, non solo metafisiche: è appena stato firmato un accordo con Artis project, società che ha sede proprio nell’incubatore culturale e che sottotitolerà tutti gli interventi di questa edizione, per renderli comprensibili anche ai non udenti.





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