

CIVITA CASTELLANA - A pochi giorni dal confronto tra Confindustria Ceramica e i sindacati del settore, a Bruxelles si sono aperti in questi giorni gli incontri con i rappresentanti delle istituzioni europee in occasione della 31esima edizione dei Ceramic Days. Al centro del dibattito il ruolo strategico della ceramica in Europa e le regole del sistema Ets, il meccanismo europeo che regola le emissioni di CO₂. L’obiettivo della delegazione italiana è stato chiaro e il messaggio altrattanto: far capire all’Unione europea che l’industria ceramica, un settore che consuma molta energia ed è fortemente orientato all’export, senza interventi urgenti rischia di trovarsi in seria difficoltà nei prossimi anni.

Secondo i rappresentanti del comparto, le attuali politiche climatiche e il forte aumento dei costi Ets stanno infatti riducendo rapidamente la competitività delle imprese, frenando gli investimenti e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. E senza una revisione delle norme il rischio è che molte aziende potrebbero essere costrette a chiudere o a spostare la produzione fuori dall’Europa, in Paesi dove gli standard ambientali sono meno rigidi.
“Il nostro comparto - ha annunciato Augusto Ciarrocchi, presidente di Confindustria Ceramica –.è leader mondiale per efficienza e riduzione delle emissioni, grazie a investimenti da 4,3 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Oggi siamo davanti a un punto critico, non esistono alternative tecnologiche realistiche e i costi Ets stanno diventando insostenibili. Di fatto sono una carbon tax che soffoca la nostra capacità di investire. Il settore in un solo anno ha ridotto gli investimenti del 20%, circa 80 milioni di euro. Una cifra pari ai costi Ets pagati dalle imprese. Senza correttivi immediati l’Europa finirà per penalizzare chi investe davvero nell’ambiente e premiare chi produce altrove senza regole”.
Le richieste dell’industria sono precise e mirano a far applicare le compensazioni previste, sospendere la riduzione delle quote gratuite, rendere più efficace il meccanismo Cbam contro la concorrenza dei Paesi extra-Ue e garantire misure equivalenti anche alle aziende più piccole.
Il timore è che, senza interventi rapidi, la concorrenza di Paesi come India e Cina, in cui non esistono limiti ambientali comparabili, diventi impossibile da sostenere.
Sulla stessa linea anche l’europarlamentare Elisabetta Gualmini, presidente del Forum europeo della ceramica: “Lavoriamo per difendere e rilanciare l’industria europea, a partire dal nuovo piano industriale e dai pacchetti di semplificazione. Le sfide sono molte, dagli oneri Ets, ormai troppo pesanti per un settore che ha già fatto grandi passi verso la decarbonizzazione, ai dazi e alla concorrenza sleale di Paesi come India e Cina. La ceramica è un campione europeo di innovazione e export e deve restare al centro dell’agenda Ue”.