ANNO 15 n° 119
'Il sorvolo del drone sul centro ricerche di Ispra solleva dubbi sulla sicurezza degli impianti nucleari'
Ridolfi del Comitato di Corchiano: 'Le popolazioni della Tuscia sono a rischio'
02/04/2025 - 08:37

CORCHIANO - E' di un paio di giorni fa la notizia, rimbalzata su tutti i quotidiani nazionali, del sorvolo di un drone di possibile origine russa sopra il Joint research centre, il grande centro di ricerca della Commissione europea di Ispra, in provincia di Varese, dove risiede un reattore nucleare in via di dismissione. Tale reattore, inattivo da qualche decennio, viene oggi gestito da Sogin ed è sede temporanea di deposito rifiuti radioattivi. In una provincia dove pende la spada di Damocle di una possibile costruzione del deposito unico di scorie nucleari grande quanto 250 campi da calcio, la notizia ha avuto una risonanza notevole, alimentando dubbi e perplessità.

'Gli impianti nucleari - ha affermato Rodolfo Ridolfi, presidente del comitato per la salvaguardia del territorio di Corchiano e della Tuscia - sono obiettivi primari durante i conflitti bellici, prove di questo particolare interesse da parte degli eserciti le abbiamo nel presente e anche recente passato, per ultimo si veda la guerra in Ucraina dove la centrale nucleare di Zaporižžja è stata ed è teatro di battaglia. L’interesse per gli impianti nucleari italiani da parte di nazioni che oggi non sono particolarmente amiche non si ferma all’evento recente del sorvolo del drone sul centro ricerche europeo, infatti, nel 2021 un gruppo di hackers russi ha rubato 800gb di dati alla Sogin per poi rimetterli all’asta su un sito russo. La notizia è passata velocemente nel dimenticatoio e attualmente non si sa che fine abbiano fatto questi dati o quale piega abbia preso la vicenda, per quel che ne sappiamo i giornali non ne hanno più parlato'.

'Il ministro della difesa Crosetto - prosegue Ridolfi - in merito alla vicenda dei sorvoli di droni sul centro ricerche di Ispra sollevò un velo di preoccupazione dichiarando pubblicamente che è 'in corso una guerra ibrida, pericolosa quanto sotterranea, costante e asfissiante quanto quotidiana, che è fatta da un mix di attacchi cyber mirati, reclutamento di attivisti, scientifiche e massicce campagne di disinformazione di massa, furti di tecnologie e brevetti militari e industriali, più molti altri atti ostili, perpetrati da più attori, statuali e non'.

Nel discorso sulla necessità di riarmo per l'Italia Ridolfi ragiona: 'Adesso che la procedura di selezione del sito per la realizzazione deposito nazionale si sta avviando alla valutazione ambientale strategica, come sarà considerata la sicurezza di chi dovrà vivere vicino a questo impianto che sarà sicuramente facile obiettivo militare? Le popolazioni che dovranno vivere inevitabilmente accanto a questi rifiuti sono considerate sacrificabili?

In un momento di crisi internazionale e di riarmo è ancora attuabile il programma che vede la realizzazione di un impianto di superficie per il contenimento di 95mila metricubi di rifiuti radioattivi? È strategicamente conveniente rendere noto al mondo il luogo dove collocheremo per 350 anni i nostri rifiuti radioattivi? È conveniente posizionare un obiettivo militare di questa portata a pochi chilometri dalla capitale?'.

Un fiume di domande che più volte sono state poste dai portatori di interesse alle istituzioni, a Sogin e Isin, durante le varie consultazioni pubbliche ma che, putroppo, finora, nessuno si è ancora degnato di vagliare adeguatamente.






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