CIVITA CASTELLANA - Svogliata, apatica, superficiale: sono solo alcuni degli aggettivi con cui viene dipinta solitamente la generazione Z da quelle che l’hanno preceduta coi risultati non proprio esaltanti che vediamo. Poi basta un concerto – il concerto per Giovanni Colamedici giunto quest’anno alla diciannovesima edizione – per far fiorire la speranza sopra la montagna dei pregiudizi.
L’ensemble vocale Fire Roses & Co, i fratelli violinisti Matteo e Gabriele Lucarelli, e il pianista Simone Mechelli, domenica scorsa in una gremitissima chiesa di San Luigi Gonzaga a Sassacci, hanno dato ampia prova dei loro talenti, ma anche di quanto sacrificio e abnegazione, come sottolineato dal maestro Alberto Poli, ci siano dietro certi successi. E che le loro esibizioni lo siano state, un successo, lo dimostrano gli applausi a scena aperta tributati loro dal pubblico.
Le voci del coro diretto da Antonella Bernardi hanno aperto e chiuso il concerto con brani eseguiti interamente a cappella, alternando Rinascimento e Novecento, armonie e dissonanze, sacro a profano. E di sacro - dopo anni di sperimentazioni firmate dal duo Mazzoni-Poli, stavolta calati nel ruolo di mentori e non più di esecutori – si sentiva il bisogno. Lo sentiva il padrone di casa, don Carlo Crucianelli, che da vent’anni dà ospitalità a un concerto nato per omaggiare la figura di Giovanni Colamedici, fondatore dell’azienda Colavene, raro esempio di imprenditore illuminato e visionario, come lo ha ricordato la figlia Lauretta, che insieme al fratello Gianfranco e alla sorella Adriana ne ha raccolto il testimone.
L’edizione 2025 del concerto ha dunque cambiato pelle e ha segnato un nuovo inizio. I maestri Enrico Mazzoni e Alberto Poli, il duo delle Metamorfosi Musicali, ideatori e direttori artistici della manifestazione, hanno scelto, come detto, di non salire sul palco e di cedere la scena a volti nuovi: voci e strumenti nati o cresciuti nella Tuscia, formatisi tra i banchi del liceo musicale Santa Rosa e oggi in grado di restituire con la musica tutto ciò che hanno ricevuto.
“Dopo ventun anni – ha spiegato Mazzoni – è giusto che a parlare siano loro”. Il programma ha spaziato da Bach a Beethoven, fino ad arrivare a una composizione originale del maestro Stracchi scritta per l’ensemble viterbese. Tra i momenti più emozionanti l’esecuzione del Passacaglia di Haendel nella rivisitazione per due violini di Halvorsen, che ha catapultato i boomer presenti in sala ai tempi del mitico Intervallo Rai. “Tutte composizioni di enorme complessità e difficoltà, che vengono eseguite di solito da grandi professionisti”, ha sottolineato Poli.
Il titolo dell’edizione, “Fioriture”, non è stato scelto a caso. Evoca lo sbocciare, la crescita, ma anche quella figura musicale che arricchisce il tema principale con svolazzi e variazioni.
A fine serata, in molti hanno avvicinato i musicisti per ringraziarli. Tra questi, anche la figlia di Giovanni Colamedici, Lauretta, che ha ricordato l’origine di questo appuntamento: “Un concerto nato da un’antica amicizia, che nel tempo è diventato un impegno culturale costante. Mio padre era un uomo capace di immaginare orizzonti più larghi del proprio tempo”.