VITERBO - Cinghiali ovunque, la specie si moltiplica e la sicurezza per la vita umana e i raccolti si riduce. Secondo un rapporto redatto dall’Asaps, l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale, nel 2023 si sono verificati in Italia 193 incidenti rilevanti, con un aumento del coinvolgimento di animali del 7,8% rispetto all’anno precedente. Ad aver perso la vita sono state 11 persone, evento che si è ripetuto per un motociclista, deceduto a Roma nello scorso mese di giugno mentre era in sella allo scooter. L’incontro fortuito con la fauna selvatica può lasciare importanti ferite: proprio nello scorso anno si sono verificati 15 incidenti stradali nel Lazio per questo motivo.
Nella Tuscia, con Viterbo come centro nevralgico, il problema è consistente e ben noto: stando a una stima di Coldiretti Lazio, la loro presenza ammonta a 250 mila unità, di cui oltre 80 mila solo a Viterbo. I danni causati superano i 5 milioni di euro. “I danni subiti dai nostri agricoltori a causa dei danneggiamenti dei cinghiali – ha dichiarato Maria Beatrice Ranucci, Presidente di Coldiretti Viterbo - sono ingenti e ad essere colpite sono la maggior parte delle colture, dall’uva agli alberi da frutto, fino alle patate. Abbiamo sempre sollecitato in questi anni interventi per prevenire la peste suina, che mette a rischio l’intera filiera suinicola”. Tra gli allevamenti più a rischio vi sono quelli di Cinta Senese, esposti ai contagi.
“Allo stesso tempo è a rischio l’incolumità degli automobilisti con gli incidenti stradali che si sono verificati anche nella nostra zona. È una questione di sicurezza per i cittadini, in molti casi vittime di aggressioni nella nostra regione, ma anche di tutela della nostra distintività con raccolti dimezzati dell’80%, fino a punte del 100% in alcune aree e conseguente reddito zero per le aziende agricole, oltre che di tutela delle nostre produzioni di pregio e di difesa della dieta mediterranea, minacciata dalla presenza di branchi di ungulati”, ha fatto sapere la Presidente. La stessa Ranucci ha poi rimarcato l’importanza strategica della delibera approvata dalla Regione Lazio, che metterebbe l’agricoltura di nuovo al centro.
Quali sono stati i passi essenziali che hanno comportato l’adozione di questa misura?
Già nel 2019, Coldiretti Lazio e la federazione provinciale di Viterbo avevano sottoscritto con la Regione, insieme a Federparchi Lazio e Legambiente, un protocollo d’intesa per avviare “azioni di prevenzione e gestione per il contenimento dell’eccessiva presenza di cinghiali sul territorio regionale”.
Le mosse più significative nel solco di questa necessità sono state numerose manifestazioni. Si devono ricordare quelle del 2021 davanti a Montecitorio e alla Regione Lazio, quella del 2022 in piazza Santi Apostoli, un confronto organizzato da Coldiretti Lazio, a cui ha preso parte anche la federazione di Viterbo verso la mobilitazione nazionale. In quell’occasione è stata chiesta l’adozione immediata del piano straordinario di contenimento dei cinghiali. La mobilitazione più recente risale allo scorso luglio: si tratta di un sit-in davanti alla Regione Lazio per chiedere l’adozione immediata del “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica incontrollata”: l’obiettivo voleva essere quello di far applicare a livello locale le misure previste dal decreto interministeriale dello scorso anno.
Il sit-in si è concluso con l’approvazione del Piano straordinario di contenimento dei cinghiali. Francesco Rocca, Presidente della Regione Lazio, ha raggiunto i manifestanti e li ha rassicurati sugli interventi approvati.
Cosa propone Coldiretti Lazio?
Certamente un piano efficace di abbattimento dei cinghiali, ma anche un coinvolgimento attivo al Piano da parte dei proprietari e affittuari dei fondi o da persone da loro delegate, che siano state formate e che abbiano conseguito una licenza per la caccia. L’ente propone inoltre l’istituzione dei corsi previsti dalla normativa attualmente vigente e la costituzione a livello provinciale di un corpo di guardie venatorie, con qualifica di guardia giurata per colmare il deficit di organico della polizia provinciale. Coldiretti Lazio ritiene essenziale anche l’attività di contenimento nelle aree protette. Se l’ente gestore di queste aree non dovesse adeguarsi, la Regione provvederebbe al suo commissariamento, affidando le azioni di coordinamento operativo al dirigente della struttura regionale che si occupa della gestione faunistico-venatoria.