ANNO 15 n° 176
''Home Care Premium'', una madre: ''Il Comune non aderisce, negati i diritti ai disabili''
Fratelli d’Italia accusa la giunta Frontini, l’assessore Giliberto: ''Abbiamo scelto l'altra opzione''
Andrea
25/06/2025 - 07:23
di Andrea Farronato

VITERBO – Un caso 'social' come lo ha definito la mamma che ha esposto il fatto. La signora, madre di una ragazza disabile, ha “denunciato” il mancato rinnovo da parte del Comune di Viterbo al progetto Home Care Premium 2025; vicenda questa che, nel corso della giornata di ieri, si è spostata dai social alla politica viterbese.

''E' una vergogna - ha detto - negano i diritti ai disabili e alle loro famiglie'' e ha affermato di essere pronta ad andare fino al capo dello Stato. ''Qui la politica non c'entra nulla - ha sottolineato - questo è un caso sociale''. Ma la politica non è stata a guardare. “Abbiamo appreso con sconcerto dalla denuncia pubblica della signora X, che il Comune di Viterbo non ha aderito alla richiesta dell’INPS relativa al bando Home Care Premium 2025” dice il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia

Ma di cosa si tratta e perché questo bando è ritenuto così importante?

Il progetto Home Care Premium è un’iniziativa promossa dall’Inps dal 2010, pensata per offrire servizi e contributi economici destinati all’assistenza domiciliare di dipendenti e pensionati pubblici, o loro familiari, in condizioni di non autosufficienza. Il progetto ha durata biennale e viene rinnovato tramite bandi ai quali i Comuni possono aderire come enti gestori.

In merito alla mancata partecipazione e per fare chiarezza sull’evento abbiamo contattato direttamente l’assessore ai servizi sociali Rosanna GilibertoQuest’anno l’Inps ha modificato la procedura, trasferendo ai Comuni competenze che prima erano delle cooperative. In particolare, viene offerta la possibilità di aderire al progetto stipulando una convenzione con l’Istituto, organizzando un avviso pubblico per la selezione di operatori qualificati (come OSS, logopedisti, specialisti), e attivando uno sportello di intermediazione tra famiglie e professionisti”.

L’altra opzione, quella scelta dal Comune, consiste nel non aderire formalmente al progetto: in questo caso, spiega Gilibertole famiglie ricevono direttamente un contributo pari al 15% della prestazione principale spettante, con cui possono autonomamente scegliere i servizi assistenziali a domicilio”. Il “disagio”, per le famiglie, consiste quindi nella necessità di gestire in per conto loro che in passato veniva coordinato da enti terzi tramite il Comune.

Il bando Inps, oltre al supporto economico, prevedeva anche l’attivazione di servizi con operatori per tre ore al giorno, cinque giorni a settimana, fornendo prestazioni professionali. Tuttavia, l’amministrazione comunale, pur non avendo aderito alla procedura, non esclude la possibilità di rivedere la propria decisione in base alle esigenze dei cittadini “Nel caso emergesse una reale necessità” conclude Giliberto “ valuteremo di fare un passo indietro”.






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