ANNO 15 n° 126
Grasso fa nascere
il Conclave a Orvieto
e definisce ''leggenda''
i fatti del 1268-70
14/03/2013 - 04:00

VITERBO - Ma che fuma Aldo Grasso? ll critico televisivo del Corriere della Sera, in un filmato messo in rete da Corriere Tv, intitolato ''In attesa della doppia fumata, politici in conclave'', sposta il luogo di nascita del Conclave da Viterbo a Orvieto e definisce ''una leggenda'' la segregazione dei cardinali in quella che oggi è chiamata ''aula del Conclave'' di Palazzo dei Papi. Grasso aggiunge che una volta lasciati all'intemperie e messi a pane e acqua, i porporati, in pochi giorni, elessero il pontefice di Roma. Un'altra grossolana inesattezza, rimarcata sui social network da molti viterbesi.

Che la tradizione del Conclave sia nata a Viterbo e non a Orvieto è storia. I fatti, documentati da decine, forse centinaia di documenti d’epoca, tra i quali una pergamena datata 1270, con i nomi e i sigilli dei Cardinali chiusi a chiave, cum clave, ''in palatio discoperto'', sono consultabili nell’archivio storico della diocesi di Viterbo.

La sede vacante iniziò nel 1268, alla morte di Clemente IV, e proseguì fino al 1271, con l’elezione dopo 2 anni e 9 mesi, di Tedaldo Visconti di Piacenza, che prese il nome di Gregorio X, avvenuta il primo settembre 1271 con un procedimento chiamato ''compromissum''.

Il nuovo pontefice, che si trovava in pellegrinaggio in Terra Santa, non era nemmeno prete, tanto che prima di essere incoronato fu ordinato sacerdote, nominato vescovo e creato cardinale. Fu proprio Gregorio X, al fine di evitare altre pluriennali sedi vacanti, a stabilire che entro 10 giorni dalla morte del pontefice, i cardinali si riunissero in un luogo appartato, senza contatti con l'esterno e che venissero sottoposti a condizioni sempre più disagiate via via che l'elezione si prolungava: nei primi tre giorni il vitto sarebbe stato normale, per passare poi a mezza razione fino ad arrivare ai soli pane e acqua.

Comunque, al contrario di quanto affermato da Grasso, nemmeno la cruenta protesta dei viterbesi, che oltre a chiudere a chiave i cardinali nel palazzo con il tetto scoperchiato con i viveri razionati e il divieto dell’uso dei bagni – restrizione quest'ultima che fece imbestialire i porporati, tutti avanti con l'età, che protestarono con fermezza e minacciarono scomuniche se non fossero stati subito riaperti ''i luoghi comodi'', servì ad accelerare i tempi. Prima della fumata bianca, infatti, passarono altri mesi.

Oltre a detenere il record della sede vacante più lunga della storia della chiesa, Viterbo detiene anche un altro record: il papato più corto: nel settembre 1276, alla morte di Adriano V, venne eletto successore di Pietro il cardinale Vicedomino dei Vicedomini di Piacenza, francescano, nipote di Gregorio X che, in omaggio allo zio, prese il nome di Gregorio XI. Ma il nuovo papa morì poche ore dopo l’elezione, senza nemmeno essere incoronato, tanto che non è stato mai inserito nell'elenco ufficiale dei sommi pontefici di Roma. Il nome di Gregorio XI fu poi assunto da Pietro Roger di Beaufort, eletto papa nel conclave di Avignone il 30 dicembre del 1370.

Grasso ha invece ragione da vendere quanto propone che i politici, qualora non trovassero un accordo per assicurare un governo al Paese o per adottare provvedimenti sensati, dovrebbero essere chiusi a chiave a Montecitorio e messi a pane e acqua finché dimostrino di essere rinsaviti. L’unica osservazione riguarda il luogo della clausura: Montecitorio è troppo comodo e confortevole, sarebbe più efficace farli riunire in uno dei palazzoni di Tor Bella Monaca a Roma, di Scampia a Napoli o dello Zen a Palermo.

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