VITERBO - Oggi, 17 giugno, Viterbo si veste di storia e di cultura. Si dovrebbe almeno. Dante Alighieri avrebbe gradito essere stato invitato e sarebbe pure sceso dal suo Paradiso per parlarci di questo: '... Pietro Spano, lo qual giù luce in dodici libelli' (canto XII, 134-5). Vedi lo studio di Stefano Pelizzari a riguardo dei 'Tractatus' di questo
Papa portoghese, 187mo nella lista dei Papi, morto a Viterbo il 16 maggio del 1277, pochi mesi dopo la sua elezione (settembre del 1276), sotto il crollo del suo studio. Dicono che stesse facendo esperimenti con la polvere da sparo. Eh si! Questo Papa era uno scienziato e maestro in molti settori delle scienze, della fisica e della medicina nonché della Teologia. Sin dai primi giorni del suo pontificato Giovanni XXI, dicono gli storici, ebbe difficoltà nei rapporti con molti degli ecclesiastici della curia che non erano abituati a trattare con un medico, filosofo e scienziato oltre che persona piena di fede. Era forse troppo colto per loro? Si dice che lo guardassero con perplessità, forse con un pizzico di invidia. Lo consideravano un po' strano, uno che pensava di sapere tutto, forse un _mezzo eretico_. Giovanni XXI, da parte sua non fece, sempre: si dice, nulla per far tacere le malelingue.
Continuò a comportarsi con disinvolta spontaneità, aprendo ai derelitti il suo palazzo, finendo insomma per essere un Papa onesto, religioso, attento al disagio, serio ed energico. Gli piaceva fare esperimenti e forse nella sua casa non era tutto a norma di sicurezza.
Io ho avuto modo di aver tra le mani due suoi lavori nel campo medico: il '_Thesaurus Pauperum' (di messer Pietro Hispano), e il 'Liber de oculo'._ Ne parlavo con amici portoghesi in Canada che mi dicevano: avevamo un Papa portoghese e lo hai fatto morire a Viterbo, la tua casa.
Si vede nei suoi lavori la attenzione alla gente semplice che non è abituata al linguaggio scientifico, ma che pure ha il diritto di capire quali cure vengono loro suggerite. Non erano come i cosiddetti 'bugiardini' (vedi lo Zingarelli del 2023) che troviamo dentro le scatole dei medicinali, dove l'obiettivo non è educare le persone ma proteggersi da non impossibili critiche per effetti secondari. I suoi studi lo avevano portato da Parigi a Montpellier, a Salerno, in Spagna poi di nuovo in Francia, a Siena come docente di medicina. I suoi contemporanei lo definivano: '_magnus sophista, loycus et disputator atque theologus_' (grande sofista con capacità logiche nelle discussioni e anche teologo), insomma una mente eccelsa nelle cose umane e divine. Nel 1250 gli fu conferito il titolo di _magister_ presso la prestigiosa Università 'Sorbona' a Parigi. Mi sono permesso di ricordare questo perché un evento del genere non è solo un pomeriggio per benedire la collocazione dei suoi resti che non ci sono più, anche se alla presenza di persone di livello come il Card. José Tolentino de Mendonça, grande poeta portoghese e Prefetto del dicastero per la Cultura in Vaticano, ma avrebbe dovuto essere una opportunità culturale di livello, coinvolgendo istituzioni, l'ordine dei medici, le scuole con elaborati preparati dagli studenti, conferenze, musica gregoriana, pubblicazione di alcune delle opere di questo Papa scienziato. Io ho avuto modo di leggere il 'Thesaurus Pauperum', pubblicato a Viterbo (in tre lingue) diversi anni fa. Hanno ancora sapore di contemporaneità semplice e rispettosa di chi legge senza avere in mano un vocabolario incomprensibile. Avrei visto una settimana di studi sulla ricchezza del medioevo spesso accantonato come epoca oscura e che non è vero, perché era ricca dei semi che hanno dato vita al mondo di oggi. Amici di Viterbo, svegliamoci. Abbiamo una storia che non deve morire nelle tombe, ma deve risorgere nella cultura di ogni giorno e camminare con le nostre teste e le nostre mani.