VITERBO - La battaglia contro il deposito di scorie nucleari nella Tuscia arriva a Palazzo dei Priori. La Sala Regia ha ospitato un incontro promosso dal neonato comitato “Tuscia in Movimento No Scorie” che si oppone alla realizzazione del deposito. L'obiettivo? Informare i cittadini e creare un fronte comune per contrastare il progetto.
Presente a testimoniare l’impegno dell’amministrazione la sindaca Chiara Frontini, che ha ribadito l’impegno del Comune capoluogo: “Viterbo aderisce apertamente a questa lotta. Anche se la città non sarà coinvolta direttamente, è una battaglia che riguarda tutto il territorio. Le istituzioni da sole non possono nulla se la mobilitazione non diventa collettiva. Il nostro futuro è legato alla vocazione agricola, al turismo sostenibile e al rispetto dell'ambiente. È fondamentale fare fronte comune.”
Parole forti a testimoniare la preoccupazione per la questione arrivano da Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre, che ha denunciato l’assenza di riscontri dopo i tentativi di dialogo con Sogin: “Abbiamo partecipato al seminario nazionale, ma nulla è cambiato. A fronte di questo stato delle cose, vale la massima che dice 'ribellarsi è giusto' a un processo che ignora ogni argomento. Dei 51 siti inizialmente ipotizzati, 21 sono nella nostra area.”
A delineare la portata del progetto è stato Marco Rossi, presidente del Consiglio Comunale di Gallese, che ha illustrato i dettagli tecnici: “Il deposito nazionale occuperà 150 ettari, quanto l'intera Viterbo dentro le mura. Le zone prese in considerazione al momento sono 21. I comuni coinvolti includono Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Arlena di Castro, Piansano e Tessennano. Sarà riempito in 40 anni e i rifiuti a bassa attività diventeranno innocui in 300 anni. Per quelli ad alta attività, invece, si parla di migliaia di anni di decadimento, e al momento non esiste alcun deposito geologico per lo stoccaggio definitivo.”
Il prof Angelo Di Giorgio, ordinario di chirurgia generale e oncologia, ha spiegato in che modo il progetto inciderà sul territorio: “Dei 60 comuni della provincia, 11-14 saranno direttamente interessati. Molti hanno già fatto ricorso al TAR. I rischi sono enormi: incidenti, deterioramento degli involucri protettivi, oltre che il pericoloso trasporto su strada dei rifiuti per i prossimi 40 anni. Questo territorio non può sostenere un simile progetto”.
“Possiamo ancora fermarci, ma se permettiamo la realizzazione di questo deposito, imboccheremo una strada senza ritorno. Ci stanno mettendo su un binario senza fermate, ma la scelta di salire è ancora nostra. Serve una mobilitazione forte e decisa, prima che sia troppo tardi” conclude Famiano Crucianelli.