ANNO 14 n° 120
Deposito di scorie nucleari, lo stoccaggio di rifiuti divide gli esperti
Mariani (Sogin): 'La Tuscia ha caratteristiche geomorfologiche ottimali'. L'ingegnere Gobbi: 'Il progetto Sogin č un paradosso'
Alessandra
19/03/2024 - 07:03
di Alessandra Sorge

VITERBO - 'I depositi di scorie nucleari individuati da Sogin non devono allarmare la Tuscia, in quanto le caratteristiche geomorfologiche dell'alto Lazio sono tra le migliori del territorio italiano'. Ad affermarlo è Annafrancesca Mariani, ingegnere nucleare a capo della Funzione deposito nucleare della stessa Sogin, in un'intervista uscita ieri su Repubblica.

'Dei 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi che verranno conferiti in deposito - sottolinea - quelli ad 'alta attività', derivanti dal processamento del combustibile irraggiato proveniente dalle centrali italiane attualmente dismesse, rappresenta lo 0,4 percento del totale, pari a circa 400 metri cubi'. Rifiuti che, secondo l'ingegnere, verranno trattati con la massima sicurezza attraverso un processo di stabilizzazione e vetrificazione in contenitori di acciaio ad alta resistenza. Questo è previsto per legge.

E' legittimo preoccuparsi dunque? Massimo Gobbi, ingegnere nucleare e attuale consulente delle Nazioni Unite su energia e ambiente, nonchè membro del comitato Montalto futura, intende fare chiarezza, da un punto di vista puramente tecnico, sulle eventuali implicazioni che una tale scelta avrebbe sul nostro territorio.

'Partiamo dal presupposto - dice - che secondo quanto stabilito da Sogin e in considerazione delle raccomandazioni proposte dall'Aiea (L'Agenzia internazionale per l'energia atomica, di cui fa parte anche l'Italia, ndr) qui ci troviamo di fronte ad un vero e proprio paradosso. La Sogin prevede uno stoccaggio di scorie a bassa intensità su un'area di 75mila metri cubi e 15mila metri cubi per le scorie ad alta attività. Mentre per le prime è previsto uno stoccaggio in misura attiva (attraverso mezzi di contenimento) e passiva (interramento), per le scorie ad alta attività, per le quali è previsto un interramento di tipo 'geologico' stante a circa un migliaio di metri sotto il livello del suolo, viene invece proposto un 'deposito provvisorio a lunga durata', ecco dunque il paradosso: si pensa ad un deposito in superficie, in quanto il nostro territorio non riesce a garantire un livello adeguato standard di sicurezza a tali profondità'.

'A ragion veduta - continua Gobbi - i rischi risulterebbero eccessivi, in primis per la natura stessa del materiale contenuto, le cui altissime radiazioni tenderebbero a corrodere e danneggiare il materiale di contenimento, ed anche per il pericolo associato al suo trasferimento. Basti pensare che il plutonio ha un tempo di dimezzamento di 24mila anni e deve essere contenuto per un periodo ben superiore. L'Aiea ha emesso guide tecniche e raccomandazioni con specifici criteri che vanno osservati. Per stoccaggi di breve periodo di rifiuti di alta attività, qualche decina di anni, è ammessa la conservazione in superficie, mentre per stoccaggi di lungo termine (come quello proposto) va preferito il deposito geologico profondo vista l’incertezza di garantire la sicurezza per tempi molto lunghi. E’ opportuno evidenziare che nelle logiche esposte dalla stessa agenzia per l'energia atomica, l'individuazione di una specifica area destinata al deposito di scorie nucleari ad alta attività deve necessariamente garantire la stabilità politica sia nazionale che internazionale per tutta la durata del deposito, tale da evitare che lo stesso diventi un bersaglio terroristico o un obiettivo di guerra'

'Infine - conclude l'ingegnere - anche il progetto di deposito di bassa attività presenta delle incongruenze con le recenti indicazioni dell'Aiea, le quali si riassumono nelle 3R: riduci, riutilizza e ricicla, non compatibili con il seppellimento eterno di rifiuti in una matrice di cemento'.

L'ingegnere Massimo Gobbi è uno dei massimi esperti di settore, ha lavorato presso l'Enea sulla sicurezza dei reattori nucleari, alla facoltà di ingegneria nucleare della Sapienza come assistente volontario per oltre 10 anni; al ministero industria sulla pianificazione energetica prima e dopo Chernobyl; al ministero dell'ambiente come esperto rifiuti, come membro della commissione Via, come coordinatore per la localizzazione delle aree Natura 2000.






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