VITERBO - Avrebbe difeso la sorella dal compagno violento. Sarebbe questo il motivo per cui Valentin Ionut Crisan è stato preso a calci e pugni e poi a bottigliate dal cognato, Daniel Dumitrel Ene. Sarebbe questo il motivo scatenante del litigio, in seguito al quale Crisan è morto.
La sorella e la madre dell'operaio rumeno di 47 anni, in casa al momento del fatto, sono state ascoltate ieri in Procura e hanno raccontato la loro versione dei fatti.
Sabato sera a casa della sorella di Crisan, in via Rocco a Fabrica di Roma, era in corso una festa familiare. C'era anche Daniel Dumitrel Ene, da pochi mesi uscito dal carcere per questioni di droga e con indosso ancora il braccialetto elettronico che gli era stato applicato dopo una denuncia per stalking e maltrattamenti da parte della donna.
I due stavano tentando di ritornare insieme. Madre e sorella della vittima, assistite dall'avvocato Walter Pelle, hanno raccontato che nel corso della serata Ene avrebbe alzato il gomito e avrebbe cominciato a inveire violentemente contro la donna. A quel punto Crisan sarebbe intervenuto per riportare la calma mentre sua madre, vista la situazione, avrebbe invitato gli altri parenti ad andarsene.
All'ingresso dell'abitazione però Ene si sarebbe scagliato con calci e pugni contro il cognato, lo avrebbe fatto cadere e successivamente lo ha colpito alla testa con una bottiglia. Stando al racconto delle due donne, Crisan non avrebbe neanche reagito. Nella colluttazione sarebbe rimasta ferita anche la sorella. Quest'ultima poi ha caricato in macchina Crisan per portarlo in ospedale ma durante il tragitto l'uomo è morto.
Sarà l'autopsia, eseguita ieri mattina, a chiarire le cause del decesso e se ci sia un nesso tra questo e le botte ricevute. Dal canto suo Ene, comparso ieri davanti al gip per l'udienza di convalida, ha ripetuto che c'è stato il litigio e si sono presi a pugni.