ANNO 15 n° 310
Condannate due mamme a Vetralla per minacce alla vicepreside
Le donne avevano reagito con toni accesi alla sospensione dei figli. Il tribunale le ha riconosciute colpevoli di minacce, ma assolte dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale
06/11/2025 - 18:06

VETRALLA – Si è concluso con una condanna a mille euro di multa e una provvisionale di 900 euro il processo a carico di due madri accusate di aver minacciato la vicepreside di un istituto scolastico di Vetralla. L’episodio risale al 17 aprile 2018, quando le due donne furono convocate a scuola insieme ad altri genitori per essere informate della sospensione dei rispettivi figli a seguito di un provvedimento disciplinare.

Secondo quanto ricostruito in aula, l’incontro degenerò rapidamente: il confronto, inizialmente di natura amministrativa, assunse toni sempre più accesi fino a sfociare in minacce verbali nei confronti della dirigente. La vicepreside, dopo il diverbio, fu soccorso dal 118 e trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Viterbo, dove le vennero riscontrati sintomi di ansia e panico con una prognosi di sette giorni. 

Durante il processo, le due imputate – difese dagli avvocati Maria Cristina Pepe e Valeria Cardarelli – hanno cercato di chiarire il proprio comportamento, sostenendo di aver reagito in un momento di forte tensione per la situazione dei figli. Hanno riferito di aver percepito un atteggiamento ostile e poco collaborativo da parte della docente, e di aver agito spinte dalla preoccupazione per le conseguenze che la sospensione avrebbe potuto avere sul percorso scolastico dei ragazzi.

Il tribunale, tuttavia, ha ritenuto fondate le accuse di minaccia, mentre ha assolto le due donne dal reato di resistenza a pubblico ufficiale, poiché non sono emerse prove di un’aggressione fisica o di un impedimento all’esercizio delle funzioni della vicepreside.

La docente, assistita dall’avvocato Paolo Pirani, si è costituita parte civile, ottenendo il riconoscimento di un risarcimento dei danni in sede civile. Dopo l’episodio, la professoressa ha lasciato l’istituto, spiegando di non essere mai riuscita a superare del tutto lo shock per quanto accaduto.

La pena è sospesa e non menzionabile, ma la sentenza segna la chiusura del primo grado di giudizio su un caso che ha riportato l’attenzione sul difficile equilibrio tra tensioni familiari e rispetto delle regole scolastiche.






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