ANNO 14 n° 119
Cocaina sotterrata nelle campagne viterbesi, a fine estate la sentenza
Davanti al gip con il rito abbreviato il presunto vertice della banda e altri tre spacciatori albanesi: per l'accusa importavano la droga dal Belgio
08/06/2020 - 21:23

VITERBO - Fiumi di cocaina dal Belgio nella Tuscia, passando per l'Albania: per la sentenza per quattro degli arrestati all'alba del 13 giugno scorso si dovrà attendere la fine dell'estate.

Difesi dagli avvocati Remigio Sicilia, Franco Taurchini e Domenico Gorziglia, Armand Cuni, Mario Kelmendi, Fatjan Sopi e Rudenc Medolli dovranno tornare in tribunale il prossimo 9 settembre: della presunta banda di narcotrafficanti smantellata dai carabinieri coordinati dalla Dda di Roma, sono gli unici ad essere giudiciati con rito abbreviato. A finire in manette furono 12 persone, per 7 di loro si aprirono le porte del carcere, mentre i restanti 5 finirono agli arresti domiciliari. 24 in tutto gli indagati.

Ieri mattina di fornte al gip romano Vilma Passamonti, l'esame di Fatjan Sopi, 29enne albanese residente a Canepina. 

''Per la prima volta - spiega il suo legale l'avvocato Franco Taurchini - abbiamo avuto l'opportunità di chiarire la nostra posizione di fronte al giudice. Sopi si è mostrato molto collaborativo, ammettendo di aver fatto uso di cocaina. Ma con lo spaccio e la presunta associazione è del tutto estraneo: lo dimostra il fatto che si sia dovuto trasferire in Germania per cercare un lavoro e un'occupazione stabile. In Italia, nonostante sia nato e cresciuto qui, non ha mai avuto prospettive di guadagno''

''I suoi problemi con la droga sono nati a causa di una difficile situazione famigliare - prosegue - e se si è trovato immischiato in questi presunti traffici è stato solamente per via della sua dipendenza: ha acquistato e consumato droga, ma non è uno spacciatore''.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dalla Dda di Roma, la droga, una volta giunta nella Tuscia attraverso voli lowcost, sarebbe stata tagliata, suddivisa in dosi e nascosta in barattoli di vetro pieni di riso per proteggerla dall’umidità. I contenitori sarebbero poi stati occultati sotto terra, nelle campagne viterbesi e anche sulla Palanzana. Lì dove sono stati rinvenuti dagli investigatori.

La presunta banda avrebbe immesso lo stupefacente, attraverso una fitta rete di pusher, sul mercato illecito di Viterbo e di alcuni paesi della provincia, come Canepina, Caprarola, Montefiascone, Orte, Sutri, Valentano, Vallerano, Vignanello e Vitorchiano, raggiungendo a macchia di leopardo gran parte del territorio provinciale tra il marzo e il luglio del 2016. 

A inizio settembre si tornerà in aula per la sentenza: la scelta del rito abbreviato potrebbe far benediciare i quattro arrestati dello sconto di pena fino ad un terzo. Nel frattempo le difese si sono riservate di chiedere gli arresti domiciliari.





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