CIVITA CASTELLANA - È entrato nel vivo, davanti al giudice Caterina Mastropasqua, il processo per resistenza a pubblico ufficiale a carico di uno dei quattro cittadini marocchini finiti in carcere con l’accusa di tentato omicidio dopo il duplice accoltellamento avvenuto lo scorso 16 marzo a Civita Castellana.
L’imputato, 28 anni, era stato già arrestato due giorni prima del fatto di sangue, il 14 marzo, durante un blitz dei carabinieri scattato a seguito di una serie di episodi violenti che avevano messo in allarme il centro storico della città. Secondo le indagini, dietro quelle tensioni ci sarebbe stata una guerra di piazza tra spacciatori marocchini e tunisini per il controllo dello spaccio locale: i tunisini, in particolare, sembrerebbero aver tentato di scalzare i rivali, storicamente radicati sul territorio.
Durante l’udienza, uno dei militari intervenuti ha raccontato la dinamica dell’arresto: il giovane, fermato mentre viaggiava in auto con due connazionali in uscita dal centro cittadino, avrebbe tentato di opporsi con forza alla perquisizione personale e veicolare, finendo comunque in manette poco prima delle 17.
Quel blitz aveva portato anche al sequestro di una pistola calibro 22 nascosta in un doppiofondo della cucina, di un machete lungo 34 centimetri e di due ordigni artigianali. Per quel ritrovamento due tunisini, di 31 e 50 anni, erano stati arrestati con l’accusa di detenzione illegale di armi ed esplosivi.
Due giorni dopo, il 16 marzo, la situazione è precipitata: in via Giaretta, davanti all’ex cinema Flaminio, si è consumata una rissa violentissima tra bande rivali. Secondo le accuse, quattro marocchini – tra cui lo stesso 28enne – avrebbero accoltellato due tunisini di 22 e 27 anni, rimasti gravemente feriti. Per quell’episodio gli imputati restano in carcere con l’accusa di tentato omicidio, mentre un quinto connazionale, 35enne, è stato denunciato per favoreggiamento.
Il processo per resistenza proseguirà a gennaio, quando saranno ascoltati i testimoni della difesa, rappresentata dall’avvocato Luigi Mancini.
La presunzione di innocenza
Si ricorda che, come previsto dall’articolo 27 della Costituzione italiana, ogni persona è da considerarsi non colpevole fino a sentenza definitiva di condanna.