di Fabio Tornatore
VITERBO - 'VENDESI' c'è scritto sul vetro sigillato del box. Un'altra edicola della città, e del centro storico, chiude i battenti, lasciando tutti i cittadini un po' più soli e meno informati. Ha infatti chiuso il giornalaio di Piazza della Rocca, e, così, un altro pilastro del diritto all'informazione crolla.
Erano 140 le edicole nella provincia qulche anno fa, ora sono meno di 80; tre sono rimaste nel centro storico di Viterbo. Chiusa a piazza del Plebiscito, a piazza San Faustino, in via Cavour, al Sacrario. Anche fuori dal centro la situazione è drammatica: non c'è più l'edicola a Santa Barbara, sulla Teverina, alla Quercia.
'Le persone non vogliono spendere per avere informazione' spiega Nicola Becattini, edicolante di Bagnaia e membro del SINAGI, il sindacato delle edicole 'ma qualcuno sul territorio si dovrà prendere la responsabilità di queste chiusure. L''edicola a piazza della Rocca, che oltretutto era la numero uno per vendite a Viterbo, è stata strozzata dai lavori eseguiti sulla piazza e in via Matteotti, come d'altronde era accaduto per quella a piazza S.Faustino'.
'Le edicole venivano chiamate Le Lanterne' continua il sindacalista degli edicolanti 'perché quando faceva buio erano le uniche luci che restavano accese, erano un ritrovo di socialità, a Piazza del Comune si ritrovava la parte culturale della città intorno al chiosco. Purtoppo le varie amministrazioni hanno chiuso in un cassetto le proposte fatte: paghiamo l'occupazione del suolo pubblico, non ci hanno concesso la possibilità di emettere certificati anagrafici, non è stata accolta la proposta di cambio di destinazione d'uso, con la possibilità di fare anche altro, magari ufficio turistico con la distribuzione di piante della città, in occasione del Giubileo, o magari, chissà, di vendere fiori. La sindaca a dire il vero non ci ha neanche mai ricevuti, ha delegato ad altri il problema'.
I giornalai chiudono dunque o, spesso, non godono di affari floridi, e la pluralità di informazione si impoverisce per i cittadini, con meno approfondimenti, meno riviste specializzate, meno stampa critica, meno inchiostro indelebile nella mente dei lettori, che vedono assottigliarsi quel diritto a formarsi un'opinione pervisto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti umani.