VITERBO - Ieri sera, a Viterbo, nell’affascinante cornice dell’Ombre Festival, Chiara Francini ha presentato il suo nuovo romanzo dal titolo tanto curioso quanto profondo: “Le querce non fanno i limoni”.
Con la sua solita energia travolgente e una sensibilità che conquista il pubblico, l’attrice e scrittrice ha raccontato non solo la trama del libro, ma anche la genesi di quel titolo così evocativo, nato da una frase pronunciata da sua madre e capace di racchiudere un universo interiore complesso e poetico.
“Le querce non fanno i limoni”, ha spiegato Francini, è una frase che porta con sé un doppio significato.
Da un lato può suggerire che non ci si discosta molto da ciò che si è, che le nostre radici determinano chi siamo. Ma dall’altro – e forse soprattutto – è un inno alla resistenza: perché non tutti nascono nel luogo giusto per fiorire.
Chiara incanta il pubblico con parole semplici ma potenti:
“Se nasci quercia in un giardino di limoni, sarai vista come storta, forse sbagliata. Tagliata, potata, fraintesa. Eppure puoi restare. Se vuoi restare, devi resistere.”
E allora la riflessione si amplia, si fa universale, toccando le corde dell’identità e del senso di appartenenza:
“Alla fine, siamo tutti innesti: mescolanze di storie, traumi, speranze e origini. Siamo fatti di radici, sì, ma anche di scelte. Non è importante che un giardino ci accolga, è importante fiorire, qualunque albero tu sia.”
Il pubblico ha ascoltato in silenzio, emozionato, divertito in certi momenti e profondamente toccato in altri. Perché Chiara Francini non racconta solo storie: le abita, e riesce a far sentire ognuno visto, accolto, compreso.
Con la sua solita ironia e una lucida profondità, la Francini ha trasformato una serata letteraria in un’esperienza densa di umanità, identità e coraggio. Il coraggio di essere quercia tra i limoni. E fiorire, comunque.