ANNO 14 n° 111
Celebrazione festa della Repubblica in Piazza del Sacrario
Prefetto Cananą: 'Se oggi siamo qui lo dobbiamo ai nostri genitori che approvarono la carta costituzionale'
02/06/2023 - 17:14

di Max Vismara

VITERBO - Questa mattina a piazza del Sacrario si è ripetuto il rito della celebrazione per il 2 giugno.

Alle dieci in punto il prefetto di Viterbo Antonio Cananà che dopo aver passato le truppe in rassegna ha preso posto tra le numerose autorità civili e militari presenti all’evento.

Accanto la sindaca Chiara Frontini il presidente della provincia Alessandro Romoli, il vescovo Di Viterbo Orazio Francesco Piazza, il questore Fausto Vinci, i comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di Finanza Massimo Friano e Carlo pasquali, il consigliere regionale Enrico Panunzi e molti altri esponenti della politica locale.

Subito dopo la cerimonia dell’alzabandiera e della deposizione della corona d’alloro al sacello dei caduti, il prefetto Cananà ha preso la parola.

“Se oggi siamo qui - ha detto il prefetto - è perché i nostri padri e le nostre madri costituenti poterono scrivere e approvare la carta costituzionale che ancora oggi regola mirabilmente la repubblica italiana e la vita della società civile e delle istituzioni pubbliche, perché il 2 giugno 1946 inostri genitori, nostri nonni e nonne decisero di dare una svolta radicale alla storia del paese.

Non più una monarchia fondata sulla successione dinastica e sostenitrice dell'autoritarismo ma, una repubblica fondata sul lavoro in quella sovranità che appartiene al popolo e non più a uno stato fondato sull’esaltazione della forza e sul mito della stirpe italica, ma uno stato di diritto in cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione e di condizioni personali e sociali e di opinioni politiche.

Non più uno stato orientato il bellicismo esasperato e al colonialismo ma uno lo stato che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.

Una scelta lungimirante quella dei nostri genitori dei nostri nonni e delle nostre nonne una scelta che ci consente oggi di aver il privilegio di vivere in una repubblica fondata sui valori della libertà della pace e della democrazia, e consolidare e migliorare questa repubblica dev'essere un impegno quotidiano di ciascuno di noi, autorità pubbliche e cittadini.

È questo il senso dell'odierna cerimonia celebrativa, buona Festa della Repubblica a tutti.”

Anche la sindaca Frontini ha sottolineato l’importanza della festa del 2 giugno non solo come inizio della repubblica ma anche come impegno quotidiano da parte di tutti per difenderla.

“Il 2 giugno 1946 le italiane gli italiani recitando per la repubblica hanno impresso una svolta nella storia della nazione. Venivamo dalla tragedia della guerra mondiale da una dittatura fatta di danni e di lutti e devastazioni.

Ci sono voluti circa cinque anni per iniziare a vedere la luce da un periodo così buio, anni di duro lavoro con il quale le madri e i padri costituenti hanno riscritto lo scheletro istituzionale e sociale del paese.

Loro hanno creduto hanno investito a Fianco dello stato e delle istituzioni per far ripartire il paese.

Oggi la situazione è meno grave di allora certo diversa ma questa generazione la nostra generazione ha passato e per certi versi sta ancora passando una crisi di pari livello economico e finanziario, la pandemia del Covid 19 e una guerra alle porte dell'Europa che oltre all'immane tragedia umanitaria ha mostrato a tutti i limiti di un modello economico d'energia basato sui combustibili fossili.

Oggi i cittadini non sono più chiamati a scegliere tra una monarchia e una repubblica ma sono chiamati a scegliere ogni giorno di difendere il patrimonio inestimabile delle istituzioni e della Repubblica, non si tratta più di un momento singolo ma di un impegno quotidiano per difendere non solo la sacralità della nostra repubblica ma anche la qualità del nostro ambiente.”

Infine, l’intervento del presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli.

“Sono passati 77 anni da quell’immortale 2 giugno 1946, quando le italiane e gli italiani sono stati chiamati a fare una scelta che avrebbe cambiato per sempre le sorti dell’Italia.

Proviamo a metterci per un momento nei panni dei nostri bisnonni, nonni o genitori che quel giorno si sono recati alle urne. Che fare? La guerra era finita solo da un anno, le nostre città erano ancora un cumulo di macerie e la società era inevitabilmente ferma agli odi e ai rancori del conflitto civile che aveva contrapposto partigiani e repubblichini.

Per chi votare quindi? È vero, il re era scappato dopo la firma dell’armistizio abbandonando il popolo ad uno scenario di distruzione e morte. Ma era pur vero che un re, in Italia, c’era. D’altro canto, la Repubblica in Italia non c’era mai stata e soprattutto bisognava anche chiedersi se gli italiani fossero realmente pronti a questa nuova forma di governo. Venivamo da una lunga dittatura sanguinaria che aveva soffocato ogni forma di libertà e di partecipazione politica. Era legittimo quindi pensare che forse da noi una repubblica non avrebbe mai funzionato.

È con questo stato d’animo e con queste paure che quel 2 giugno 1946 gli italiani sono andati a votare. Il passato del nostro Paese era ancora macchiato di sangue, il futuro invece incerto. Si trattava infatti di scrivere la prima pagina di un grande libro la cui trama era sconosciuta a tutti. Eppure, per quanto il futuro potesse fare paura, gli italiani hanno scritto a chiare lettere una parola cha ha cambiato per sempre la loro vita, la nostra e quella dei nostri figli”.

A fine cerimonia sono state consegnate delle benemerenze della Repubblica italiana.






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