


di Thomas Moore
CITTA' DEL VATICANO - In matematica, i numerali cardinali servono per contare. Ma in Vaticano, quando i cardinali sono troppi, i conti non tornano. E se poi devono eleggere un papa, la situazione assume i tratti di un thriller ecclesiastico con inserti di commedia italiana.
L’attuale regolamento che governa il conclave – la Universi Dominici Gregis, firmata da Giovanni Paolo II – è chiaro: non più di 120 cardinali elettori. Peccato che oggi siano 135. Un problema? Decisamente sì, soprattutto perché il diritto canonico non ammette interpretazioni leggere, e solo il pontefice regnante può modificare le norme che regolano l’elezione del successore. E qui viene il bello: non c’è più un pontefice regnante. E quindi?
Nel silenzio (più o meno) del trono petrino, esperti di diritto canonico si affannano nel trovare appigli giuridici per legittimare eventuali deroghe. Qualcuno dei cardinali ha già fatto sapere che non parteciperà per motivi di salute, ma rimane aperta una questione ben più spinosa: quella del cardinale Angelo Becciu.

Becciu, condannato in primo grado per truffa e peculato, non intende rinunciare al suo diritto di voto. Ma il Segretario di Stato Pietro Parolin, che sarà presidente del conclave in quanto cardinale elettore di più lunga nomina, lo avrebbe caldamente invitato a non presentarsi. Invito cortesemente ignorato. D'altronde, come recita il documento papale, “nessun cardinale elettore potrà essere escluso per nessun motivo o pretesto”. Tradotto: nemmeno una condanna può fermare chi ha il cappello rosso.

Ma se le controversie giuridiche non bastano, c’è la questione logistica. A Santa Marta non ci sono stanze per tutti. I cardinali devono vivere in clausura per tutta la durata del conclave, senza contatti con l’esterno, con finestre sigillate e cellulari banditi (pena la scomunica). In pratica, un lockdown ante litteram, ma senza Netflix.
Gli operai sono al lavoro per trasformare saloni e corridoi in appartamenti temporanei. I lavori proseguono tra affreschi, impalcature e cavi elettrici. Le cronache parlano di cardinali che vagano tra bagagli e planimetrie, in un’atmosfera che ricorda più una gita scolastica male organizzata che un'elezione pontificia.
Il paradosso è servito: un conclave in overbooking, tra norme che si contraddicono, tensioni tra porporati, e un’istituzione che sembra oscillare tra l’antico splendore e un presente in affanno.
La chiesa si ritrova senza guida e senza regole chiare. E se il caos è sempre stato una costante nei periodi di sede vacante, questa volta il disordine sembra essere più profondo e strutturale. In attesa del “bianco fumo”, si alzano invece nuvole di incertezza, tra mancanza di unità, contraddizioni giuridiche e camere da dividere in fretta.
Se la matematica è un’opinione, forse lo è diventato anche il diritto canonico. E nel frattempo, il mondo osserva. Aspettando che la Chiesa ritrovi non solo il suo Papa, ma anche un po’ di bussola.