


ACQUAPENDENTE - Sono 34 gli attivisti imputati per il blitz animalista avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 aprile al mattatoio Ilco di Acquapendente. Il pubblico ministero Massimiliano Siddi ha disposto la citazione diretta a giudizio per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e furto aggravato, contestato per la sottrazione di diversi agnelli. L’udienza predibattimentale è fissata per il prossimo ottobre.
Tra i 34 imputati, 21 sono francesi e tedeschi, mentre 13 sono italiani; nessuno proviene dalla provincia di Viterbo. L’indagine si è conclusa con la richiesta di processo per 14 uomini e 20 donne, di età compresa tra 21 e 52 anni.
Gli imputati italiani provengono da diverse regioni: tra loro un 42enne di Verona, una 28enne sempre veronese, un 34enne e una 29enne di Roma, una 26enne di Trapani, una 22enne di Massa Carrara, una 30enne di Trieste, una 39enne e un 30enne di Varese, un 44enne di Milano, un 30enne di Venezia, una 21enne di Pavia e una 30enne di Mantova.
A costituirsi parte civile sarà il titolare dello stabilimento, Piero Camilli, assistito assieme all’azienda dagli avvocati Angelo Di Silvio ed Enrico Valentini.
Il blitz è stato organizzato nei minimi dettagli. Secondo quanto ricostruito, il gruppo antispecista 269 Liberation Animale aveva pianificato l’azione con incontri preliminari, sopralluoghi e la realizzazione di una mappa dettagliata della struttura. Uno dei loro video, pubblicato sui social pochi giorni dopo, mostra una lavagna con la piantina dello stabilimento, le vie di accesso e fuga e l’organizzazione dei partecipanti.
Due i gruppi operativi: uno incaricato della “liberazione” degli animali, l’altro del diversivo. Tutti vestiti di nero e incappucciati, gli attivisti hanno fatto irruzione intorno alle 2 di notte. Secondo il loro racconto, sono diciassette gli agnelli portati via, trasferiti poi “in luoghi sicuri”.
Nel frattempo, il secondo gruppo si è incatenato all’interno del mattatoio, appendendo cartelli con la scritta “Oggi nessuno sarà ucciso” in quello che hanno definito “il corridoio della morte”. Il blitz è durato circa 12 ore: nel pomeriggio del 16 aprile gli attivisti sono stati fatti uscire uno a uno e condotti in questura e nella caserma dei carabinieri di Tuscania a bordo di un autobus di linea, per l’identificazione.
L’attività dello stabilimento è ripresa alle 15 dello stesso giorno. Ora la vicenda passa nelle aule di tribunale, dove si attende il confronto tra accusa, imputati e parti civili.