VITERBO - Viviamo in una regione magnifica, il Lazio: sede della capitale, culla della papale e ombreggiata Viterbo ed elegante cartolina di borghi trasognanti, è stata la casa di approdo di Enea nella mitologia e la tana mistica di luoghi mozzafiato che fanno grande la patria tutta. Ma, volendo ampliare le nostre vedute… Possiamo raccontare altre storie di forza, compattezza e riscatto regionale?
Il birrificio pugliese Raffo ha un background inaspettato, fresco e dissetante come la bevanda che propone: popolare anche a Frosinone – lo dichiara il personaggio del cameriere immortalato dallo spot – la birra Raffo è “Decisamente pugliese” come una capriola additata dagli anziani, una testa rivolta all’indietro mentre si degusta il prodotto in riva al mare, un pranzo conviviale e un bagno in acque sicure, se non cristalline. Insomma, è Italia piena, gioia ritmata da qualche maldicenza solitaria, amore dei turisti per un luogo bellissimo, orgoglio per lo stesso da parte degli abitanti.
Senza affibbiare giudizi di valore, la campagna ruota attorno a una sovrapposizione di elementi pugliesi, annunciati proprio come tali da una voice off che ne presenta l’identikit: benevolenza e coraggio, buon cibo e famiglia sono la cartina tornasole dello spirito regionale descritto, che in apparenza rischia un po’ di sovrastare le qualità del prodotto. Il dilemma “troppa Puglia… o troppo poca?” si risolve in una mitica gag che mostra l’amico bergamasco col maglione (testuali parole dello spot) nella sua spontanea simpatia giovanile, tutta riassunta in un veloce occhiolino in camera che rende meno algido anche il cartone di pizza che mangia.
Tra Nord e Sud che si improvvisano sfidanti, il silenzioso Centro fa da arbitro, ma se tutte le pubblicità presentassero una tale cromia, una definizione dei personaggi così simpatica e un’evidenza del progetto imprenditoriale tanto catchy, sicuramente non avremmo bisogno di ricorrere a espedienti offensivi per valorizzare le differenze che ci uniscono.
Lodevole, anche se poco gettonata da diversi spot, è l’associazione del consumo di birra alla persona adulta: i Raffosumers, i “consumer” della nostra ricetta segreta sono visibilmente lontani dall’età adolescenziale. Di certo non si risparmiano nella degustazione, enfatizzata dal racconto della provenienza pugliese, ma se la ridono e se la spassano in modo salutare, ridendo con gli amici e mangiandoci sopra. Il messaggio che trapela, in questo isolato senso, è globalmente leggero, ma tende al positivo.
Buona la birra, verrebbe da dire, ma ancora più preferibile, verrebbe da pensare, è la compagnia, una compagnia che fa accomodare con rispetto l’anziano giudicante e il bergamasco imbacuccato, una compagnia vitale e in cui c’è posto per tutti, in cui lo stigma negativo lascia il posto allo scherzo e la goliardia è la genuinità dei momenti trascorsi insieme.
Lo spot dura un minuto – eresia dei nostri tempi – e si appiattisce sull’aggettivo “pugliese” all’inverosimile, ma la sua forza è nell’associazione dello stesso alle immagini: in sostanza, non rischia di stancare, perché tutti restano in visibilio per la prossima “pugliesità” annunciata. Suspence, buone abitudini, addirittura prevenzione?
Beh, una bevanda alcolica non è per prassi una vestale di questi elementi, ma Raffo non dà lezioni, è semplicemente bucaschermo e intelligente nello storytelling che propone. E destina il prodotto, almeno, solo nelle mani di chi può davvero capirlo, consumarlo e apprezzarlo, solo nelle mani di chi è veterano del gusto, di certe emozioni di comunità che un filtro digitale non potrà mai annientare.