CIVITA CASTELLANA - Estate 2025, è allarme per la produzione e la raccolta delle nocciole. Colpa dei cambiamenti climatici e dell'assalto della cimice asiatica, le aziende agricole stanno perdendo gran parte della produzione con percentuali che vanno dal 40% fino al 100% nei casi più estremi. Un vero e proprio colpo mortale per l'economica di una provincia che da lavoro e sostentamento a circa 3mila famiglie. Mentre i sindacati agricoli, a partire da Coldiretti hanno chiesto in regione l'attivazione di un tavolo tecnico per affrontare questa situazione emergenziale, alcune organizzazioni di produttori hanno sottoscritto un documento congiunto con formale richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale.
'Ci troviamo di fronte a una situazione drammatica - ha affermato Fernando Monfeli, produttore di nocciole e presidente di Asta - che rischia di mettere in ginocchio l’intero settore. L'Iniziativa intrapresa congiuntamente da parte dei principali sindacati agricoli e dalle organizzazioni di produttori di nocciole del Viterbese di segnalare il grave stato di crisi in cui versa la corilicoltura della Tuscia è certamente encomiabile e come agricoltori li ringraziamo infinitamente per la sensibilità dimostrata. In questa occasione si sono dimostrati sensibili alle nostre difficoltà e vicini alle nostre aziende, cosa che può sembrare ovvia dato che parliamo di associazioni che mettono insieme migliaia di produttori di nocciole in particolare e migliaia di agricoltori in genarle ma che in un periodo dove tutto sembra allo sbando non è di certo scontata. Il fatto che si sia creato un fronte unitario per iniziare ad affrontare la seria crisi che affligge, in maniera ormai cronica, la produzione corilicola è un segnale che le istituzioni non possono affatto sottovalutare'.
'Come agricoltori, come cittadini, della Tuscia ma soprattutto come vittime di questa cronicizzazione della crisi - prosegue Monfeli - ci auguriamo che questo fronte unitario si stabilizzi e che possa essere lo stimolo per far conoscere ed affrontare nelle giuste sedi istituzionali i problemi che ci affliggono e che, come agricoltori, viviamo e subiamo quotidianamente. La richiesta di calamità si fonda su dati oggettivi e la necessità di sostegno economico è altrettanto oggettiva, però non dobbiamo sottovalutare la situazione nella sua interezza e guardare al futuro della nocciola come agricoltori e imprenditori. È giunto il momento, non più procrastinabile, di affrontare tutti i nostri problemi quali, ad esempio, la cimice asiatica che, insieme alle cimici autoctone, devasta i nostri raccolti, i cambiamenti climatici, la concorrenza sleale dei mercati esteri e la fauna selvatica che agisce pressoché indisturbata con il fine di trovare delle soluzioni serie e praticabili'.
'Se vogliamo continuare a lavorare, creare ricchezza per il territorio e investire nel futuro - conclude - dobbiamo mettere a frutto l’occasione di unitarietà che si è creata e metterci da subito a lavoro per creare delle condizioni per evitare che, anche il prossimo anno, ci sia l’ennesimo problema che rende vani tutti i nostri sforzi e affrontare tutti i problemi che ci affliggono con la serietà e la determinazione necessarie in questi momenti così difficili'.