ANNO 15 n° 123
Andosilla: 15 mesi di attesa per una cataratta
Perazzoni: “Sono stato costretto ad aspettare quasi un anno e tre mesi per un intervento che avrebbe dovuto essere eseguito in 120 giorni”
Serena
19/12/2024 - 07:28
di Serena D'Ascanio

CIVITA CASTELLANA -  Quasi 15 mesi di attesa per una cataratta: è questa la drammatica realtà all’Ospedale di Civita Castellana (ASL di Viterbo), dove i tempi massimi stabiliti dalla Delibera 2699/2019 della Regione Lazio — 30 giorni per visite brevi, 60 per quelle strumentali e 120 per interventi programmabili — sembrano essere solo parole vuote. A denunciarlo è Filippo Mario Perazzoni, segretario del Sindacato CISAS e, ironia della sorte, anche vittima diretta di queste lungaggini.

“Sono stato costretto ad aspettare quasi un anno e tre mesi per un intervento che avrebbe dovuto essere eseguito in 120 giorni”, afferma Perazzoni. Dopo un’odissea di appuntamenti, la visita pre-operatoria è stata fissata con il numero progressivo 2688, confermando una cronica inefficienza.

Attualmente, la ASL di Viterbo conta solo 5 medici oculisti per le operazioni di cataratta: due all’Ospedale di Civita Castellana (che eseguono appena 7 interventi a settimana) e tre presso Belcolle a Viterbo. Risultato? I pazienti, esasperati, si rivolgono al privato dove i costi oscillano tra i 2.500 e i 4.000 euro.

Le cliniche private, senza liste d’attesa, offrono interventi immediati, spesso con lo stesso personale medico che opera nei servizi pubblici. Questo solleva interrogativi pungenti: si sta spingendo verso una privatizzazione mascherata della sanità?

L’invecchiamento della popolazione ha portato a una vera e propria “valanga” di richieste. In Italia, la cataratta colpisce circa l’8% delle persone tra i 70 e i 74 anni, il 12% tra i 75 e gli 80 anni e il 17% degli over 80. Non intervenire in tempo significa compromettere irreversibilmente la qualità della vita di migliaia di persone.

Mentre in Lazio i tempi di attesa raggiungono livelli grotteschi, altre Regioni come Toscana, Umbria, Veneto e Lombardia dimostrano che un sistema efficiente è possibile. Ad esempio, nell’Area Testa-Collo di Empoli (Toscana), i tempi di attesa per la chirurgia della cataratta sono di appena 30 giorni. Nel Nord Italia, le strutture ospedaliere eseguono oltre 6.000 interventi all’anno con attese massime di 120 giorni.

Ritardare l’operazione non è solo un problema di attesa, ma di salute: un cristallino opacizzato sottopone le strutture oculari a stress, aumenta la pressione intraoculare e mette a rischio il nervo ottico. Non eseguire l’intervento in tempo può portare alla perdita totale della vista.

Carenza di personale medico: pochi oculisti lavorano sotto organico e con ritmi insostenibili.

Risorse insufficienti: l’oculistica assorbe appena l’1% della spesa sanitaria pubblica, nonostante la cataratta sia la seconda patologia più diffusa in Italia.

Burocrazia paralizzante: mancano strumenti adeguati per definire le priorità cliniche e garantire un’erogazione rapida degli interventi.

 

Le richieste del Sindacato CISAS:

• Aumentare le sedute operatorie, anche nei pomeriggi.

• Reclutare nuovo personale sanitario per ridurre i carichi di lavoro.

• Rivedere le politiche di spesa sanitaria, destinando più fondi all’oculistica.

• Garantire tempi di attesa entro 90 giorni, come previsto dagli standard di eccellenza in altre regioni.

Se il Lazio non si adeguerà agli standard delle regioni virtuose, l’accesso alle cure oculistiche resterà un privilegio per pochi. Filippo Mario Perazzoni promette di andare avanti con denunce e azioni legali per assicurare ai cittadini un diritto fondamentale: la possibilità di vedere.

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