ANNO 15 n° 169
Allenatori della serie A: stipendio, mansioni e i famosi che guadagnano di pił in Italia
17/06/2025 - 18:49

Nel cuore del calcio italiano, tra i cori della curva e le luci degli stadi, si muove una figura spesso al centro delle polemiche ma sempre decisiva: l’allenatore di Serie A. La domanda che molti si pongono, tra una partita e l’altra, è semplice e tagliente: quanto guadagna un allenatore di calcio? E li merita davvero?

Le cifre, in certi casi, fanno girare la testa. I tecnici più noti della Serie A possono guadagnare anche tra i 3 e i 7 milioni di euro lordi all'anno, escludendo eventuali bonus legati a risultati sportivi o sponsorizzazioni personali. Massimiliano Allegri, alla guida della Juventus, è stato per lungo tempo in cima alla classifica dei più pagati, con uno stipendio annuo che ha superato i 7 milioni. Subito dietro, troviamo nomi come José Mourinho, approdato alla Roma con un ingaggio altrettanto stellare, e Simone Inzaghi, protagonista alla guida dell’Inter.

Ma la vera domanda è: questi allenatori se li meritano quei soldi? Se consideriamo l’enorme pressione, la responsabilità di guidare squadre da centinaia di milioni di euro e l'influenza che hanno sul valore dei giocatori, la risposta potrebbe essere sì. Un tecnico vincente non cambia solo una partita: può cambiare la storia di una stagione, l'umore di una città, la reputazione di un club. Il loro lavoro va ben oltre l’apparente “semplice” gestione tecnica: è leadership pura, è visione strategica, è arte psicologica.

Il lavoro (spesso invisibile) di un allenatore professionista

Chi immagina che l’allenatore si limiti a dare due indicazioni dalla panchina la domenica, commette un errore grossolano. La settimana di un tecnico inizia il giorno dopo la partita. Lunedì, mentre il pubblico ancora commenta le azioni decisive, l’allenatore è già al lavoro, studiando gli errori, analizzando i dati, preparando la strategia per la prossima sfida.

La preparazione tattica, lo studio dell’avversario, le sessioni video, il confronto con lo staff medico e atletico: tutto passa per la scrivania, e il campo, del mister. Ogni dettaglio conta, ogni parola detta in spogliatoio può fare la differenza. Un allenatore dev’essere educatore, psicologo, tattico, comunicatore e a volte perfino padre. Deve capire quando premere, quando perdonare, quando cambiare rotta. Deve fare scelte difficili, anche impopolari, in nome del risultato.

E poi c’è l’aspetto pubblico. Conferenze stampa, interviste, gestione dei rapporti con tifosi e giornalisti: un allenatore è costantemente sotto i riflettori, ogni parola può finire in prima pagina, ogni gesto può essere frainteso o idolatrato. Il suo ruolo va oltre il campo, si estende al mondo della comunicazione, della politica sportiva e, in certi casi, della cultura popolare.

Allenatori o star? Quando il tecnico diventa protagonista anche fuori dal campo

Non è un caso se, negli ultimi anni, gli allenatori sono diventati vere e proprie celebrità, oggetto di meme, discussioni accese, tendenze social. In un mondo sempre più attento alle storie, ai volti, alle narrazioni, i tecnici di Serie A sono diventati protagonisti di un racconto che va oltre il calcio giocato.

Pensiamo a Mourinho che cita filosofi e provoca i giornalisti, a Sarri che fuma in panchina come un personaggio d’altri tempi, a De Zerbi che esporta il calcio italiano all’estero con orgoglio e coraggio. I tifosi non si limitano più a discutere dei moduli: scommettono su chi sarà il prossimo allenatore di una squadra, come fosse un reality show. Le agenzie di betting offrono quote su chi guiderà il Napoli, la Juventus o il Milan nella prossima stagione, in un mix perfetto tra passione sportiva e intrattenimento.

È il segno dei tempi: l’allenatore è ormai parte dello spettacolo, e non solo nel senso calcistico del termine. Viene seguito sui social, paragonato a leader politici, idolatrato come un eroe o criticato come un personaggio pubblico. La loro figura ispira libri, documentari, serie TV, e non sorprende che in tanti sognino un giorno di “fare il mister”, non solo per passione, ma per ciò che oggi rappresenta: una combinazione unica di intelligenza, carisma, visione e leadership.






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