La notizia della morte di Roberto Marchini, inevitabilmente, riporta alla mente i militari viterbesi deceduti durante le missioni di Pace: Giandomenico Pistonami, il caporal maggiore di Lubriano morto il 17 settembre del 2009 in Afghanistan, Massimiliano Biondini 33 anni di Bagnoregio e il 29enne Marco Cirillo di Viterbo, deceduti il 31 maggio del 2005 in seguito allo schianto di un elicottero a Tallil (Iraq) e il viterbese d’adozione Simone Cola, morto in Iraq nel febbraio del 2005.
Con Roberto Marchini sale a 40 il numero dei morti italiani in Afghanistan dall'inizio della missione ISAF dal 2004 ad oggi.
SIMONE COLA – Era il 21 gennaio del 2005 quando il maresciallo ordinario Simone Cola veniva ucciso a Nassirirya (Iraq) durante la missione di pace. Il giovane, padre di una bimba di 10 mesi, aveva frequentato la scuola sottufficiali Aves di Viterbo e presso il Cae (Centro addestramento esercito) aveva conseguito alcuni brevetti, compreso quello di mitragliere, mansione che stava svolgendo a bordo di un elicottero quanto e' stato ferito a morte. Al termine del periodo di addestramento, Simone Cola era stato assegnato al reggimento Idra di Bracciano, ma con la moglie Alessandra Cellini, aveva deciso di vivere nel capoluogo della Tuscia. Dopo la morte di Simone la moglie e la figlia Giorgia sono tornate a Ferentino (Frosinone) paese di origine di entrambi.
MASSIMILIANO BIONDINI E MARCO CIRILLO – L’elicottero su cui viaggiavano era in fase di rientro dopo aver accompagnato all'aeroporto internazionale di Kuwait City, un militare del contingente che doveva ritornare in Italia. Era il 31 maggio del 2005, quando il relitto con a bordo i corpi del maresciallo capo Biondini, 33 anni di Bagnoregio e Cirillo, 29 anni di Viterbo, era stato trovato in una zona desertica poco distante dalla base di Tallil (Iraq). Massimiliano Biondini aveva chiesto un permesso per partecipare alle nozze di suo fratello Claudio, negata però, perché si trovava in Iraq da una sola settimana. Il 33enne era di stanza al 7/o Reggimento Cavalieri dell'aria 'Vega' di Rimini. Cirillo, in forza al 1/o Reggimento Aviazione dell' Esercito 'Antares' di Viterbo, da qualche anno si era trasferito a Pisa dove conviveva con la compagna, così come Biondini, aveva frequentato lo stesso corso di specializzazione seguito da Simone Cola.
GIANDOMENICO PISTONAMI - Nato ad Orvieto il 15 maggio del 1983 ma residente a Lubrino fin da piccolo, aveva perso la vita il 17 settembre del 2009, in seguito ad un attentato kamikaze che aveva colpito un convoglio della Nato sulla strada che porta dal centro cittadino all'aeroporto della capitale, Kabul, in Afghanistan. Giandomenico, figlio unico, abitava nella periferia di Lubriano, con il padre, Franco 55 anni, di professione operaio e la mamma Anna Rita 47 anni, casalinga. Il giovane partecipava alle missioni in terra Afgana da circa 4 anni, voleva mettere da parte i soldi per sposarsi con la ragazza, Zueca Pizzo, con la quale era fidanzato da anni. Miracolosamente scampato all'attentato dell'agosto scorso, sempre a Kabul, Gian Domenico si era salvato nascondendosi per un giorno intero sotto un camion. Pistonami, era un mitragliere, l'uomo più a rischio quando si esce in pattuglia perché è quello che sta nella torretta del 'Lince', il più esposto agli attacchi. 'Il mio è il lavoro 'più importante' e pericoloso, fatto di concentrazione e tensione perché da lassù 'con un gesto posso fermare le macchine che passano', diceva il caporalmaggiore Pistonami a L'Espresso il 3 agosto del 2009 solo pochi giorni dopo la morte del caporalmaggiore Di Lisio. Giandomenico faceva parte del faceva del 186esimo Reggimento Paracadutisti Folgore di stanza a Siena
di Alessandra Pinna