VITERBO - La morte di Massimo Dolciami, presidente di Unitai e imprenditore umbro trovato carbonizzato, mercoledì 29 febbraio, in circostanze ancora da chiarire, rimane un mistero. Dolciami era coinvolto in un’inchiesta legata al traffico di rifiuti e per la quale a giorni si sarebbe dovuto recare in udienza. Una pista sulla quale gli investigatori lavorano è proprio quella del suicidio collegato all’indagine sui rifiuti.
L’inchiesta, denominata 'Il signore degli inerti', risale all’aprile del 2009 quando, in una discarica di Civita Castellana, circa cento tonnellate di rifiuti pericolosi smaltiti illecitamente erano stati scoperti dal reparto operativo dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e dalla compagnia di Civita Castellana. Massimo Dolciami, titolare di una nota azienda di autotrasporti di Panicale (Pg) era finito in manette per traffico illecito di rifiuti, gestione non autorizzata di rifiuti, truffa e falso. I destinatari dell'ordine di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emesso dal giudice per le indagini preliminari, Mautone, erano stati anche il titolare dell'azienda Ecoservice di Civita Castellana, Leonello Di Giovenale, Stefano Riganelli, un suo collaboratore e Samuele Valeriani, addetto alla pesatura dei materiali.
Al termine dell’autopsia i medici legali hanno stabilito che l’imprenditore è stato ucciso dalle fiamme, elemento che farebbe propendere la causa della morte verso l'ipotesi dell'atto volontario.
Dolciami aveva 56 anni, una moglie e due figli. I Funerali sono stati fissati per domenica 4 marzo a Tavernelle.