VITERBO - Evade dai domiciliari ma viene bloccato dai carabinieri: ancora guai per Ranieri Adami Piccolomini, il 36enne romano discendente di Papa Pio II.
Il rampollo della nobiltà capitolina era in regime di detenzione domiciliare per il reato di maltrattamento in famiglia, ma ha precedenti per violenza a pubblico ufficiale, droga, detenzione, rissa e minacce.
Nel ’98, in particolare, finì in manette per aver colpito con un pugno un agente di polizia che lo aveva svegliato di soprassalto. Un anno più tardi, invece, Piccolomini fu arrestato perchè a bordo dell'auto aveva 400 grammi di 'olio di hashish', per un valore allora di 20 milioni di lire. Nel 2005, infine, dopo una rissa a Campo de’ Fiori venne denunciato per resistenza, lesioni ed atti osceni.
Ma è dal 1996, quando aveva 25 anni appena, che le cronache nazionali iniziano a parlare di Piccolomini, che viene soprannominato il “Conte Nero” per la sua vicinanza alla destra più estrema. E perché viene arrestato per l’omicidio di un 22enne viterbese: Paolo Segatori.
Cronaca del delitto che sconvolse Viterbo. Il 22enne venne ucciso con più di venti coltellate nelle campagne viterbesi la notte del 4 luglio. Il suo corpo fu trovato abbandonato in un canale due settimane più tardi da una coppietta in cerca di intimità.
Sul corpo, in avanzato stato di decomposizione, le ferite lasciate dalla lama e i morsi degli animali. Una firma che, insieme ad un fiore e una farfalla poggiata su un teschio tatuati sugli avambracci, portarono gli inquirenti dritti dritti in un laboratorio di via dell' Orologio Vecchio nel quale, da qualche mese, disegnavano tatuaggi Ranieri Adami Piccolomini, e Stefano Maria De Angelis, 26 anni, romano, incensurato, abitante in via della Camilluccia, figlio di un imprenditore titolare di imprese immobiliari e di una ditta di pulizie.
Questi due, insieme a tre giovani viterbesi del quartiere Carmine - Massimo Sanetti, 28 anni, Antonio Germani, 29, e Mirko Macrì 21 – vennero fermati con l' accusa di traffico di stupefacenti e di concorso in omicidio pluriaggravato.
Per gli inquirenti, all’epoca dei fatti, Segatori poteva aver rappresentato il legame fra Piccolomini e i balordi del quartiere del Carmine. Inoltre, il giorno prima di scomparire, aveva riscosso da un'assicurazione oltre 4 milioni come risarcimento per un incidente e questa somma, ipotizzarono gli investigatori, poteva far gola, nel piccolo giro di provincia, per l' acquisto di una partita di droga. Da qui, l’arresto per omicidio pluriaggravato. Accusa dalla quale Piccolomini venne scagionato dopo aver trascorso 23 giorni di carcere. Fu però condannato a cinque anni per spaccio.