ANNO 15 n° 134
Foto imperfetta? Mamma che sciagura... All'azione con l'effetto Clean Up di Apple
Rubrica 'Pubblicittà' a cura di Elsa Berardi

Fonte Immagine: Brand News

VITERBO - Essere pesa e apparire riposa? No, non è sempre uno statement valido. La nostra identità reale, però, se non smussata e resa accessibile alle persone con cui interagiamo, potrebbe travolgerle e provocarle più di un ingenuo sorriso o ammiccamento.

E non si parli solo di relazioni di coppia, bensì di frequentazioni, amicizie, condivisioni non mediate dal touch: l’invito ad essere sé stessi senza compromessi, sovraesteso dalle narrazioni di molte realtà aziendali, ha sostanziato da pochi anni ai nostri giorni la comunicazione dei servizi, ma non dobbiamo nemmeno dimenticarci di curare la presentazione, la curiosità, l’interesse sano.

E la nostra apparenza, la cura dell’involucro, è in realtà un’attenzione purissima che deve rimanere corporea. Un conto, però, è valorizzarne le fondamenta, un altro è rendere le nostre qualità fisiche enjoyable al pubblico, più che al nostro orgoglio.

La pubblicità che sarà presentata oggi è incentrata sugli allenamenti di un fisicato volto attoriale, che ha bisogno di un set fotografico per essere agganciabile. A eseguirlo? Probabilmente la mamma, che accantoniamo nell’armadio dei ricordi dai nostri tredici anni, e che tante semplificazioni hanno smarcato dal ruolo educativo, protettivo, rassicurante. I genitori di oggi: aste da selfie o broadcasting delle emozioni? Un indizio parlante sull’oggetto della nostra analisi è in questa potente associazione: “iPhone 16 – Effetto Clean Up”. Una sorta di filtro pulitore che elimina dalla memoria – del dispositivo e del suo primo utente – le figure e le immagini che “disturbano” gli scatti riusciti.

La tenacia degli spot di Apple mostra volontariamente questa forte dicotomia: siamo animali da palco prima che individui in cerca di miglioramento, e ricorriamo alle tecnologie non per risalire alle risposte, ma, erroneamente, per consegnarci alle conferme.

Questo, però, non dipende dall’invenzione dell’elegante cellulare con la mela, bensì dalle abitudini consolidate nell’approccio a esso: foriero di contenuti da vagliare in ogni occasione, la sua capacità di creare reti è un’inossidabile certezza, ma non possiamo rendere lo “smart” tanto efficace da impersonarci. La nostra mente ha traiettorie lente, bizzarre, genuinamente contorte, e l’innovazione non può conformarla o riformarla, ma offrire validi ausili occasionali.

Fitness, sport di ogni livello e giochi di squadra collettivi ci aiutano a migliorare la percezione del nostro sé, seminando salute e sicurezza nel nostro corpo e nella psicologia. Viverli con amore, contezza dei benefici e consapevolezza dei rischi ci espone a un modello più che condivisibile di naturalezza, in cui anche il cuore e la fisicità sono chiamati in causa per sostenerci, per ricordarci che valiamo.

Ma il culturista che elimina la mamma dallo specchio, riflessa mentre effettuava gli scatti, si serve del filtro Clean Up Photos per levare un impaccio all’immagine, per ammettere che tutto debba essere perfetto, che l’originalità sia sempre conformabile, standardizzabile. Eppure non è questa la profezia che ha accompagnato la diffusione delle tecnologie promosse da tutti i brand, inizialmente incensate e poi, giustamente, ridimensionate a facilitazioni per le professioni specifiche.

L’alfabetizzazione digitale, in realtà, è un obiettivo che potrebbe riguardare tutti, dando un apporto prezioso alle attività. Nonostante gli ideali, la nostra fragilità si trova anche a fare i conti con la mania di protagonismo, di perfezione, di adattamento alla riuscita canonica, quando il canone che la sostiene è però estremamente adattabile e diverse contingenze lo riplasmano in ogni momento.

La nostra missione, quindi, a voler utilizzare un vocabolario altisonante, dovrebbe essere l’accettazione dei nostri limiti e la protezione dell’autentico o la mamma scartata dalla foto in posa perché è mamma, è più adulta, è meno adattiva alle mode ed è, semplicemente, diversa?

La vera inclusività si persegue rispettando le esigenze di tutti e le priorità di tutte le fasce di età, senza rintanarsi in una stanza minimale a compiacersi della foto modificata. Senza dichiararsi perfetti o migliori, al contempo senza ascetismi, ma vivendo il nostro corpo e il nostro spirito come un dono costante.




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